Quando il progresso è umano
PUBBLICAZIONE
December 2024
In una società in cui l’individualismo sembra essere il pilastro della modernità, la costruzione di un’opera come il Padiglione Sforza ci porta a riscoprire il valore del contributo collettivo, della gratitudine e dell’altruismo.
Il nuovo Padiglione Sforza, infatti, prende vita grazie al generoso supporto di tanti benefattori, che con le loro donazioni coprono il 75% del suo finanziamento. Il progetto non è quindi solo una grande impresa architettonica e sanitaria, ma si rivela un fenomeno sociale, che ci interroga sul significato profondo di comunità, solidarietà e visione collettiva.
La tradizione di lasciti e donazioni al Policlinico, portata avanti nel corso dei secoli, è una forma di "patto intergenerazionale," in cui le persone decidono di lasciare una parte di sé per chi verrà dopo di loro.
Questa continuità di dono, che guarda al futuro della medicina, della ricerca e della cura, ci ricorda che non viviamo isolati: ogni nostro atto è in qualche modo connesso alla comunità, in un dialogo che unisce il passato al futuro. Si tratta che di una manifestazione di fiducia reciproca e una forma di cura estesa non solo ai malati, ma a tutta la città.
La visione del nuovo Padiglione Sforza include anche un impegno verso la rigenerazione urbana. Alcuni immobili donati al Policlinico, infatti, sono utilizzati per un progetto di social housing, che restituisce valore alla città e risponde alle esigenze dei suoi abitanti.
A tutto questo si aggiunge il ruolo del personale dell’ospedale. Medici, infermieri, ricercatori e tecnici incarnano ogni giorno il valore della dedizione e dell’impegno verso un “bene superiore”, facendo della struttura fisica dell’ospedale una metafora di una struttura sociale.
Il Padiglione Sforza diventa così un simbolo tangibile di un progresso che si nutre di legami umani e di generosità condivisa, ricordandoci che solo insieme possiamo costruire un futuro capace di prendersi cura di tutti.