Per un parto senza dolore

Il dolore del parto ha caratteristiche del tutto peculiari: è limitato nel tempo ed è immediatamente seguito dalla gioia per la nascita del bambino.
Per molte donne tuttavia, il dolore del parto è un grosso scoglio da superare, un passaggio che assorbe molte energie, limitando la possibilità di una partecipazione più attiva e serena alla nascita del proprio bambino.

 

parto analgesia

 

Per alcune persone la sofferenza legata al parto è un tutt’uno con l’evento di una nuova nascita, per altre invece la vera umanizzazione del parto si ottiene riducendo il più possibile la sofferenza e il dolore. È proprio da quest’ultima posizione che deriva la moderna analgesia ostetrica.

È possibile distinguere diverse fasi del travaglio, che si associano alla presenza di contrazioni via via più dolorose:

Fase iniziale

Le contrazioni hanno durata irregolare, e le pause tra una contrazione e l’altra sono variabili. Il dolore è percepito al basso addome e/o in zona lombare.
In questa fase le contrazioni possono anche scomparire per qualche ora.

Fase attiva

1. Dilatazione, in cui il collo dell’utero si prepara al parto. In questa fase il dolore non è localizzato con precisione, ma si avverte nelle regioni ombelicale e lombare.

2. Espulsione, in cui il bimbo inizia a farsi strada nel canale del parto. In questa fase il dolore raggiunge il suo massimo, ed è ben localizzato nella regione genitale e in quella dell’osso sacro.

3. Secondamento, che inizia subito dopo la nascita e termina con l’espulsione della placenta.

Il maggior beneficio dell’analgesia durante il travaglio è proprio la riduzione della sofferenza della madre. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità e le più importanti società scientifiche americane di Anestesia (ASA) e di Ostetricia-Ginecologia (ACOG), “la richiesta di analgesia da parte della donna rappresenta di per sé un’adeguata indicazione medica per il trattamento del dolore in travaglio di parto”.

Vengono di seguito indicate le tecniche di analgesia a disposizione al Policlinico di Milano.

Analgesia farmacologica

L’analgesia peridurale (o epidurale) e la sua variante spino-peridurale è considerata il trattamento più efficace per controllare il dolore del parto, e viene effettuata in circa l’80% dei parti naturali nella nostra Clinica.

Il vantaggio della via peridurale rispetto ad altre vie di somministrazione di farmaci consiste nel fatto che gli analgesici iniettati nello spazio peridurale (situato in prossimità della colonna vertebrale) agiscono direttamente sui nervi, permettendo dosaggi ridotti di anestetico e quindi riducendo significativamente gli effetti collaterali sia sulla madre che sul bambino.

Questa tecnica è inoltre specificatamente indicata in tutte quelle condizioni in cui il sangue fa fatica a raggiungere l’utero e la placenta (cioè in caso di deficit di perfusione utero-placentare) o in donne con patologie croniche (ad es. cardiopatie, ipertensione, malattie respiratorie) che hanno quindi un alto rischio di complicanze peripartum.

Infine, in caso ci sia bisogno di procedere con un taglio cesareo, il catetere già utilizzato per l’analgesia peridurale può essere utilizzato per effettuare un’anestesia chirurgica, evitando il ricorso ad un’anestesia generale.

peridurale

La peridurale può essere ‘walking’

L’analgesia peridurale ottimale consente i normali movimenti della donna, sia nel periodo della dilatazione sia in quello dell’espulsione.

Assolute

• Alterazioni della coagulazione
• Terapia con anticoagulanti orali
• Sepsi in atto
• Infezioni cutanee nella sede di puntura

Relative

• Tatuaggi nel sito di introduzione dell’ago da peridurale
• Terapia con eparine a basso peso molecolare o con antiaggreganti piastrinici, ove non esista la possibilità di rispettare i tempi previsti di sospensione
• Patologie in relazione al singolo caso, da analizzare volta per volta sulla base dell’anamnesi e dello stato fisico della donna.

La peridurale eseguita da personale esperto e qualificato è una tecnica sicura e abitualmente priva di complicanze.

Gli effetti collaterali immediati e transitori sono rappresentati da una sensazione di calore e formicolìo agli arti inferiori, lieve calo della pressione arteriosa (che si risolve infondendo endovena dei liquidi) e prurito.
La cefalea post–analgesia peridurale si verifica nell’1-1,5% (1,2) dei casi e ha caratteristiche del tutto peculiari: tipicamente scompare con la posizione supina, si controlla con comuni analgesici ed assunzione abbondante di liquidi.
Una lombalgia di intensità variabile si può manifestare dopo il parto ed è in genere collegabile alla complessa dinamica del parto più che al posizionamento del catetere peridurale.

La puntura accidentale della dura madre, un sottile foglietto che circonda il midollo spinale, può provocare la comparsa di cefalea per fuoriuscita di liquor. La cefalea post–analgesia peridurale si può verificare nell’1-1,5% dei casi (1-3) ed ha caratteristiche del tutto peculiari: tipicamente scompare con la posizione supina, si controlla abitualmente con analgesici, caffeina ed assunzione abbondante di liquidi. Raramente è richiesto il blood patch ossia l’iniezione di sangue della paziente stessa nella sede di puntura.

Le complicanze neurologiche gravi e sicuramente attribuibili alla tecnica sono decisamente rare; la loro incidenza oscilla tra 0,3 ed 1,2 casi su 100.000 analgesie peridurali effettuate (4).

1. Van de Velde M. Schepers R. Berends N et al (2008) Ten years of experience with accidental dural puncture and post-dural puncture headache in a tertiary obstetric anaesthesia deparment. Int J Obstet Anesth 17(4):329-335
2, Choi PT, Galinski SE, Takeuchi L et (2003) PDPH is a common complication of neuraxial blockade in parturients: a meta-analysis of obstetrical studies. Can J Anaesth 50:460-469
3. Costa AC, Satalich JR, Al-Bizri E et al (2019). A ten-year retrospective study of post-dural puncture headache in 32,655 obstetric patients. Can J Anaesth. 66:1464-1471
4. Cook TM, Counsell D. Wildsmith JAW, Royal College of Anaesthetists Third National Audit Project (2009) Major complications of central neuraxial block: report on the Third National Audit Project of the Royal College of Anaesthetists. Br J Anaesth 102:179-190

Dopo il 6º mese di gravidanza deve essere eseguita una visita anestesiologica per evidenziare specifiche problematiche o possibili controindicazioni. Trattandosi di un atto medico, la partoanalgesia è effettuata previa sottoscrizione, durante il colloquio preventivo, di una specifica informativa nella quale vengono descritte e successivamente discusse tutte le informazioni relative alla tecnica proposta e le eventuali condizioni di rischio, in una fase di tranquillità psicologica della futura mamma.

Il giorno del parto l’analgesia potrà poi essere richiesta all’ingresso in Sala Parto o a travaglio avviato all’equipe ostetrico – ginecologica, che provvederà ad informare l’anestesista di guardia. Al suo arrivo l’anestesista prenderà visione delle condizioni materne, della visita ambulatoriale già effettuata, controllerà gli esami ematochimici già effettuati (emocromo, tempo di protrombina e di tromboplastina parziale attivata) e richiederà il consenso scritto alla esecuzione della procedura di partoanalgesia.

Si ricorda che il tempo di validità degli esami è di un mese rispetto alla data del parto.
La partoanalgesia verrà effettuata nel minor tempo possibile o comunque entro 60 minuti dalla visita del ginecologo, che durante il travaglio attivo dovrà escludere eventuali controindicazioni ostetriche che spesso rappresentano indicazioni al taglio cesareo.

Il giorno del parto l’analgesia potrà essere richiesta all’ingresso in Sala Parto o a travaglio avviato.

Per prendere appuntamento per la visita anestesiologica:


Segui queste indicazioni
www.policlinico.mi.it/mangiagalli-center/diventare-mamma/calendario-visite-e-esami-gravidanza#step12
Nei rari casi in cui non è possibile praticare l’analgesia peridurale, ad esempio perché ci sono controindicazioni cliniche specifiche, si può ricorrere all’analgesia con farmaci oppioidi per via endovenosa (attraverso una flebo).

Gli oppioidi sono potenti farmaci per il controllo del dolore, ma durante il travaglio devono essere usati a dosi inferiori rispetto alla norma, per evitare potenziali effetti collaterali sia sulla madre che sul bimbo.
Nella madre infatti possono portare a depressione respiratoria, ipotensione, nausea, prurito e alterazioni della dinamica uterina; nel feto, invece, a depressione respiratoria grave.

L’utilizzo a dosaggi inferiori, più sicuri, comporta però un effetto analgesico più limitato, e si associa ad uno stato di sedazione della madre che invece non si verifica con la peridurale.

I passaggi della partoanalgesia

schema passaggi

 


Aggiornato alle 13:24 del 06/12/2023