Aumentare il colesterolo ‘buono’ non protegge dal rischio di infarto
— di Lino Grossano
lo conferma uno studio a cui ha partecipato anche il Policlinico di Milano
L’eccesso di colesterolo ‘cattivo’ mette in serio pericolo la salute del cuore e delle arterie. Eppure avere tanto colesterolo ‘buono’, purtroppo, non ha alcun effetto protettivo: e quindi “forse non vale la pena sviluppare farmaci per cercare di aumentarlo“. A dirlo è Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico della Fondazione Irccs Ca’ Granda Policlinico di Milano, tra gli autori di una ricerca internazionale pubblicata oggi sulla rivista scientifica Lancet.
Lo studio è stato guidato da Benjamin Voight del Dipartimento di genetica all’Università della Pennsylvania e da Gina Peloso, del Dipartimento di biostatistica alla Boston University School of Public Health, ma vede tra i suoi autori anche diversi italiani: oltre al professor Mannucci hanno contribuito Diego Ardissino dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e Domenico Girelli dell’Università di Verona.
I ricercatori hanno voluto approfondire il dato secondo cui alti livelli di colesterolo HDL, noto anche come colesterolo ‘buono’, sono associati a un minore rischio di infarto miocardico. A questo scopo hanno analizzato il DNA di oltre 120 mila persone per controllare una certa variante del gene LIPG, che è legato alla quantità di colesterolo HDL nel sangue: più il gene con questa variante produce proteine, più è alta la quantità di colesterolo ‘buono’. In contemporanea, hanno studiato altre 14 varianti geniche note per essere associate esclusivamente ai livelli di colesterolo HDL, in oltre 53 mila persone. Il risultato? “Certi meccanismi genetici che aumentano i livelli di colesterolo HDL nel sangue – si legge nello studio – non sembrano abbassare il rischio di infarto miocardico”.
“Questi dati – spiega Pier Mannuccio Mannucci – mettono a dura prova un dogma, cioè che alti livelli di colesterolo buono HDL proteggano dai rischi dell’ infarto. Questa scoperta conferma anche ciò che si è visto con altri studi, dove si sperimentavano farmaci capaci di aumentare i livelli di colsterolo HDL, ma che non diminuivano affatto il rischio di infarti”.
Ovviamente, prosegue lo scienziato, “nessuno mette in dubbio che il colesterolo totale, ovvero la somma del colesterolo ‘buono’ e di quello ‘cattivo’, sia strettamente legato al rischio cardiovascolare. Ed è anche confermato che alti livelli di colesterolo cattivo mettono a rischio il cuore. Quello che ha confermato questo nuovo studio, invece, è che aumentare il colesterolo buono è inutile: aumentarlo non dà alcun beneficio in termini di rischio, ed è quindi inutile darsi la pena di sviluppare farmaci per cercare di aumentarlo”.
Lo studio, insomma, mette in discussione il legame causale tra colesterolo ‘buono’ e infarti, ma non smentisce che l’HDL sia comunque un fattore protettivo. “In ogni caso – conclude Mannucci – non c’è solo il colesterolo a mettere in pericolo il cuore, ma una serie di fattori di rischio, come ad esempio il fumo di sigaretta. Tanto è vero che chi ha il colesterolo basso può comunque sviluppare un infarto, mentre ci sono persone che nonostante abbiano valori ‘alle stelle’ sono al riparo da attacchi di cuore”.