31/05 2012
Salute

Policlinico, verso una nuova fonte di organi per il trapianto

— di Lino Grossano

Potrebbe aumentare il numero dei trapianti e quindi accorciare le liste d’attesa

La Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano ha aperto a una nuova fonte di organi fino ad oggi molto poco utilizzata, e che potrebbe aumentare significativamente il numero dei trapianti: si tratta del prelievo di organi da pazienti in arresto cardiocircolatorio prolungato.

La Fondazione concentra da tempo i suoi sforzi alla ricerca di nuovi percorsi per aumentare il numero di organi disponibili per i trapianti. Nel marzo 2011, per la prima volta in Italia, i medici della Fondazione erano riusciti a ‘riparare’ due polmoni che sarebbero stati altrimenti scartati, e a salvare la vita a un ragazzo di 24 anni. Grazie a questa tecnica di ‘ricondizionamento polmonare’ messa a punto da Franco Valenza, anestesista e ricercatore del Policlinico, in un solo anno è stato possibile aumentare del 30% il numero dei trapianti di polmone nella Fondazione.

La strategia che i medici del Policlinico stanno ora esplorando è a cavallo tra la classica donazione e quella da cadavere “a cuore non battente”. Nel primo caso, il decesso viene confermato accertando la morte cerebrale: qui il cuore, continuando a battere, tiene vitali gli organi e questo permette un prelievo ottimale. Nel secondo caso, invece, le cose sono più complicate. Un paziente morto per arresto cardiaco è un potenziale donatore; tuttavia, perché sia considerato tale, è necessario verificare che il suo elettrocardiogramma sia piatto per 20 minuti. In questo lasso di tempo, però, gli organi possono deteriorarsi perché non ricevono il sangue e l’ossigeno di cui hanno bisogno.
Il percorso intrapreso dal Policlinico è a cavallo tra queste due strade ed è stato messo in luce intervenendo su una donna di 44 anni in arresto cardiocircolatorio, trattata all’ospedale San Gerardo di Monza. Dopo il fallimento dei tentativi di rianimazione sul territorio, la donna è stata collegata a scopo terapeutico ad una macchina che, mantenendo una circolazione extra-corporea (Extra Corporeal Membrane Oxygenation – ECMO), ha permesso ai suoi organi di continuare a ricevere sangue e ossigeno, nella speranza che il cuore riprendesse a funzionare. Purtroppo, nelle ore successive la paziente è andata incontro a morte cerebrale, ed è stato dato il consenso al prelievo di organi. Sebbene si trattasse di un percorso di donazione ‘classica’, in realtà la perfusione e l’ossigenazione degli organi è stata mantenuta grazie alla macchina ECMO, come sarebbe stato necessario nel donatore a cuore non battente. In poche parole, si è potuta mantenere un’elevata qualità degli organi da prelevare anche in assenza di attività cardiaca.

Con questo percorso è stato possibile prelevare e poi trapiantare un fegato che diversamente non sarebbe stato utilizzabile, perché sofferente a causa dell’arresto cardiaco. Si tratta del terzo caso di trapianto di fegato effettuato con successo in condizioni simili dall’equipe del professor Giorgio Rossi, direttore dell’Unità operativa di Chirurgia generale e trapianto di fegato della Fondazione, e tra i pochissimi nella letteratura scientifica internazionale.
La nuova procedura – commenta il dottor Valenza – può riguardare un numero significativo di potenziali donatori di organi. Ad oggi, infatti, per il prelievo si guarda prevalentemente ai reparti di neuro-rianimazione, trascurando i reparti di cardiochirurgia, i pronto soccorso e le chirurgie d’urgenza”.
“Si stanno in pratica gettando le basi per allargare ulteriormente il pool dei donatori”
commenta Giuseppe Piccolo, direttore del Centro di riferimento per i trapianti del Nord Italia Transplant. “L’allargamento dei criteri per l’utilizzo degli organi si è progressivamente esteso in Italia ai donatori in età avanzata o ad alcune malattie infettive e neoplastiche. Ma solo in Lombardia ha preso avvio, nel 2006 al San Matteo di Pavia, la strada per il recupero di organi da soggetti deceduti per infarto o aritmie. Il Policlinico di Milano si inserisce in questa strada, sperimentando la fase pilota di un disegno più ampio. Con la regia di Sergio Vesconi, Coordinatore Regionale dei Prelievi, la spinta innovativa di Franco Valenza, e forti dell’esperienza pavese, sta maturando tra i Coordinatori Locali, i Centri di Trapianto ed AREU-118 la consapevolezza che la persona che muore per arresto cardiaco non è più solo un donatore di cornee e tessuti, ma è anche un potenziale donatore di organi”.

 Questa del Policlinico è una nuova tappa di un percorso già avviato per aumentare il numero di organi utilizzabili a scopo di trapianto, che parte dai polmoni ‘rigenerati’ e che punta ad estendere in futuro questa nuova pratica anche ad altri organi.