notizia
15/02 2013
Attualità

Infezioni respiratorie, antibiotici inutili se non c’è polmonite

— di Lino Grossano

Quando si ha un’infezione alle vie respiratorie non è mai semplice capire se si tratti di un problema di origine virale o di una ben più grave forma batterica. I sintomi tra i due tipi di infezione si somigliano tra loro, e per distinguerli servirebbero indagini mediche più precise; una cosa impossibile da fare su tutti i pazienti, specialmente in inverno quando questo tipo di infezioni è all’ordine del giorno. In questi casi i medici di base, per sicurezza, prescrivono spesso degli antibiotici (che però, per loro natura, sono utili solo contro le infezioni batteriche). Ora uno studio internazionale ha scoperto che l’antibiotico più prescritto, l’amoxicillina, in realtà non è molto utile contro queste infezioni se non c’è un reale sospetto di polmonite; anzi, gli effetti collaterali del farmaco in questi casi superano gli stessi benefici della cura.
Lo studio, pubblicato su The Lancet Infectious Deseases, è firmato da Paul Little dell’Università di Southampton (Regno Unito) e da diversi ricercatori internazionali. Tra questi c’è Francesco Blasi, direttore della Broncopneumologia della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano e presidente della European Respiratory Society (ERS), che è anche il coordinatore italiano del progetto europeo GRACE nell’ambito del quale si è svolto lo studio.
Nei pazienti con infezioni alle basse vie respiratorie l’uso degli antibiotici ha portato ad una sostanziale riduzione di mortalità o dell’insorgere di altre malattie (morbidità). A causare la maggior parte di queste infezioni, spiega Blasi, “sono i virus, ma l’identificazione esatta dell’agente patogeno avviene raramente. I sintomi e i segni clinici hanno una bassa sensibilità e specificità, e non permettono di distinguere le infezioni virali dalle ben più gravi infezioni batteriche. Per questo vengono spesso prescritti degli antibiotici, ma con il rischio di accentuare la cosiddetta antibiotico-resistenza”, nella quale i farmaci diventano inefficaci contro nuove infezioni.
Nel loro studio i ricercatori hanno analizzato 2 mila pazienti che avevano un’infezione alle basse vie respiratorie ma per i quali non c’era sospetto di polmonite. Metà di loro è stata trattata con l’amoxicillina, l’altra metà con un placebo. Analizzando i dati si è scoperto che tra i due gruppi di malati non c’erano differenze significative: l’antibiotico, in sostanza, non modificava né la gravità dei sintomi dell’infezione respiratoria né la loro durata. Il farmaco rendeva meno probabili l’insorgere di nuovi sintomi o il peggioramento di quelli che si erano già verificati; rispetto al placebo, però, provocava effetti collaterali in diversi pazienti, inclusi nausea, rash cutanei o diarrea.
I risultati – commenta Blasi – suggeriscono che gli antibiotici sono responsabili di un lieve beneficio nel decorso della malattia, ed evitano che la malattia peggiori, specialmente nei pazienti con meno di 60 anni. Ma non è giustificato un loro uso indiscriminato, dato che in diversi casi gli effetti collaterali superano questi lievi benefici”.
E’ importante precisare, conclude l’esperto, che il trattamento antibiotico è comunque importantissimo in casi selezionati, e che questi farmaci curano efficacemente la polmonite, malattia associata a mortalità e a diverse morbilità. “Servono quindi nuovi studi per identificare i pazienti che hanno davvero bisogno degli antibiotici. I medici di base, quindi, dovrebbero astenersi dal prescrivere antibiotici in caso di infezioni alle basse vie respiratorie quando i pazienti sono a basso rischio e non c’è sospetto di polmonite.