Quando il dolore diventa sofferenza
— di Redazione
di Valentina De Cosmi
In occasione della Giornata nazionale del Sollievo 2013, sabato 18 maggio si terrà alla Fondazione Ca’ Granda Policlinico un’iniziativa dedicata ai genitori dei bambini affetti da dolore cronico.
Dalle ore 9.00 alle 17.00, presso l’aula didattica della Clinica De Marchi, 1° piano (via Commenda 9), gli specialisti della UO Anestesia e Rianimazione pediatrica terranno un corso teorico pratico sulla tecnica del massaggio Neiong Tui Na.
Il Tui Na è parte integrante della medicina tradizionale cinese e rappresenta un complesso di oltre settecento tecniche di massaggio; può essere utilizzato singolarmente o venire associato ad altre modalità terapeutiche occidentali ed orientali ad ogni età ed in ogni fase del trattamento. Si tratta di un’idea del tutto nuova rispetto al concetto tradizionale di “sollievo” dal dolore, in particolare in ambito pediatrico: gli specialisti della Fondazione vogliono infatti dimostrare come sia possibile alleviare il dolore al bambino anche senza essere medici specialisti. Attraverso le tecniche del massaggio, i genitori in particolar modo, ma anche gli assistenti sociali e in generale tutti gli operatori sanitari, possono entrare in contatto con il dolore del proprio figlio e apportare un effetto benefico, dato dal contatto con il corpo arricchito dalla profonda relazione tra le due parti.
Il dolore cronico nel bambino
Tutti conoscono quella sensazione di dolore che non se ne va più via e continua per qualche istante. Non è facile, però, immaginare di sentire la stessa emozione per altri 10 minuti, un’ora o un giorno, ininterrottamente. Si capisce così dov’è esattamente la linea di confine tra il dolore acuto e quello cronico. Proprio la gestione del dolore cronico è la sfida ambiziosa, diventata l’obiettivo principale dell’Ambulatorio di Medicina del Dolore del bambino, inaugurato all’inizio di aprile. Nato negli spazi della Clinica De Marchi, ha l’obiettivo di studiare le medicine universali per adattarle alle esigenze dei pazienti più piccoli: i bambini e gli adolescenti.
Il dolore è un’esperienza nota a tutti gli uomini, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1979 ne ha dato una definizione univoca. “È una sensazione spiacevole e un’esperienza emotiva dotata di un tono affettivo negativo, associata a un danno tissutale potenziale o reale e comunque, descritta in rapporto a tale danno”. Da queste righe si possono già evidenziare le due sfere del dolore: una fisica/tissutale e una emotiva/emozionale.
La prima è costituita dal momento percettivo: l’organismo riceve dall’ambiente stimoli dannosi, li trasmette al sistema nervoso centrale, che, interpretandoli come pericolosi, li elaborerà più o meno rapidamente e deciderà il tipo di risposta. La seconda componente è l’esperienza del dolore, lo stato psicologico di sofferenza ad esso associato che ha ispirato negli anni storie di scrittori e disegni degli artisti.
Anche se potrebbe sembrare paradossale, il dolore è utile: è il primo campanello a indicare qualcosa che non va o che non funziona più correttamente all’interno del nostro organismo. I problemi insorgono, però, quando anche questo limite, tra difesa e patologia, viene scavalcato e il dolore permane per mesi dopo la fase acuta e oltre il normale tempo di guarigione. Cosa significa che il dolore cronicizza? Non vi è uno stimolo che continuamente attiva il cervello. Uno stimolo troppo intenso o che è durato troppo a lungo ha scombinato dei complessi meccanismi, creando una sofferenza, divenuta indipendente dallo stimolo esterno iniziale.
È importante sottolineare l’impatto di questa situazione sulla vita quotidiana della persona coinvolta. A lungo andare, infatti, nel tentativo di resistere e alleviare il dolore, la persona adatta la sua personalità e il suo stile di vita alla sensazione spiacevole, arrivando a vere e proprie invalidità o disabilità. L’organismo incapace di opporsi in maniera risolutiva a questa condizione, può reagire con l’insorgere di ansia, depressione e paura. È la trasformazione del dolore, inizialmente localizzato e preciso, in un dolore globale, con cui la persona malata convive.
Non si può, quindi, ancora parlare di guarigione: vivere con il dolore cronico indica una modifica nello stile di vita che coinvolge i famigliari e gli amici della persona stessa. È necessario curare le cause di questo dolore, ma non sempre è sufficiente, l’argomento è così sfaccettato da richiedere un approccio multidisciplinare.
Ecco quindi che, con il lavoro del Centro di Medicina del Dolore, l’unione dei saperi e delle evidenze scientifiche della medicina convenzionale e della farmacologia, con la fisioterapia, la nutrizione, la psicologia, l’esercizio fisico e le terapie non convenzionali, che arrivano da altri Paesi, da altre culture e tradizioni si integrano tra loro per riuscire a capire e a curare la persona a 360 gradi.