Cura dell’anziano: ospedali giapponesi a Milano per conoscere il ‘metodo Policlinico’
— di Lino Grossano
Hanno attraversato letteralmente mezzo mondo per ‘toccare con mano’ come vengono curati e gestiti gli anziani alla Fondazione Ca’ Granda Policlinico: si tratta di una delegazione di 22 esperti appartenenti alla Federazione che in Giappone riunisce gli ospedali pubblici e privati. I medici giapponesi hanno voluto conoscere da vicino il ‘metodo Policlinico’, che di recente è stato anche al centro del convegno internazionale REPOSI.
La scelta di visitare un ospedale italiano, e più nello specifico il Policlinico di Milano, non è stata casuale: proprio l’Italia e il Giappone sono le nazioni con i cittadini più longevi al mondo, e che quindi molto più di altri devono affrontare il complesso problema del paziente anziano; un paziente che spesso soffre di più patologie contemporaneamente e deve assumere anche 10-15 diversi farmaci al giorno, con tutti i problemi che questo comporta.
Il direttore scientifico Pier Mannuccio Mannucci, insieme alla direttrice della geriatria del Policlinico Daniela Mari e al farmacologo dell’Istituto Mario Negri Alessandro Nobili, hanno illustrato ai colleghi giapponesi come si affronta nel nostro Paese l’emergenza anziani, ma anche le proposte che gli esperti del REPOSI (guidati proprio dal Policlinico in collaborazione con il Mario Negri) stanno elaborando per gestire al meglio la situazione.
Tra queste proposte c’è quella di “creare una nuova figura di medico internista – spiega Mannucci – che sia a cavallo tra il farmacologo e il geriatra. I punti imprescindibili di questa nuova figura dovranno essere tre: primo, c’è bisogno di una razionalizzazione della cosiddetta poli-terapia, per ottimizzare l’appropriatezza dei farmaci che vengono somministrati al paziente anziano. Secondo, bisogna risolvere i problemi legati all’interazione tra farmaci diversi, che nell’età avanzata sono ancora più accentuati. Infine, bisogna analizzare i pazienti da diversi punti di vista contemporaneamente, con quello che è chiamato dai geriatri ‘approccio multi-dimensionale’. Il medico non può più ignorare o sottovalutare questi problemi, che hanno una ricaduta diretta sia sui risultati della cura sia sulla qualità di vita dei pazienti”.