Violenza su donne e minori, il sistema funziona: in quasi il 90% dei casi di denuncia si arriva alla condanna dell’aggressore
— di Lino Grossano
I dati del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD), che assiste le vittime che si rivolgono al Policlinico di Milano. L’appello: “Non abbiate timore di chiedere aiuto”
Il numero dei casi di violenza sessuale e domestica registrato dal Centro SVSeD nel 2015 è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente: le violenze sessuali sono state 387 (rispetto alle 378 del 2014), quelle domestiche 417 (420 nel 2014). La buona notizia, però, è che nel 2015 il 90% circa dei casi di denuncia ha portato ad una condanna dell’aggressore. I dati arrivano dalla Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, dove opera il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) guidato da Alessandra Kustermann.
Nel 2015 l’assistenza legale fornita gratuitamente dal Centro Antiviolenza SVSDAD Onlus (che affianca SVSeD sin dalla sua nascita) ha contato 191 casi arrivati a sentenza penale: tra questi ci sono 72 condanne per maltrattamenti o lesioni su donne, 62 per violenza sessuale su donne, 26 per violenza sessuale su minori, 5 per stalking, 2 per tentato omicidio, 1 per omicidio. Solo 19 cause sono state archiviate, e solo 4 presunti aggressori sono stati assolti (anche se, per tutte le archiviazioni e le assoluzioni, è stato comunque presentato ricorso). In concreto, significa che 168 cause su 191 si sono risolte con una condanna, pari all’88% dei casi di denuncia, che sono stati difesi da avvocati dell’associazione.
I DATI SULLE VIOLENZE, NEL DETTAGLIO
L’età media delle vittime di violenza che si sono rivolte all’SVSeD del Policlinico è concentrata prevalentemente tra i 18 e i 54 anni (pari al 77% dei casi); il 18% è su persone tra 0 e 17 anni, addirittura il 9% su bambini con meno di 14 anni, mentre il 6% riguarda donne sopra i 54 anni. Quasi la metà, comunque (47%) riguarda donne dai 25 ai 44 anni. “Questo – commenta Alessandra Kustermann, direttore del Pronto Soccorso OStetrico Ginecologico del Policlinico – dimostra che la violenza può colpire a ogni età e che a volte sono necessari decenni prima che la vittima acquisisca la consapevolezza che dalla violenza si può uscire”.
Seppure molto più rare, si è registrato anche un 4% di casi su persone di sesso maschile, prevalentemente concentrati tra i minori.
Nel 2015, inoltre, sono aumentate le donne che si sono rivolte spontaneamente al servizio. Sono il 39% dei casi trattati, +14% rispetto al 2012_ “Questo indica – aggiunge Kustermann – che da parte di chi subisce la violenza c’è ora più consapevolezza su cosa non rientra in un normale rapporto di coppia, e sul fatto che violenze, minacce e maltrattamenti configurano un vero e proprio reato”.
E’ inoltre notevolmente aumentato il numero di donne che hanno chiesto aiuto per episodi sporadici di percosse da parte del partner, che non rientrano strettamente nel reato di maltrattamento interfamigliare: 204 casi nel 2015, rispetto agli 80 del 2012. Nei casi di violenza sessuale gli aggressori sconosciuti sono l’11% (12% nel 2012), i conoscenti occasionali il 6%, entrambi i dati stabili rispetto al 2012; mentre le violenze di gruppo sono diminuite di molto, dalle 36 del 2012 alle 11 del 2015. L’86% degli accessi al servizio di SVSeD riguarda donne di Milano e Provincia, l’11% proviene da altre province lombarde, mentre il 3% viene da fuori Regione. La nazionalità delle vittime è in metà dei casi italiana, nell’altra metà straniera.
UN AUMENTO RISPETTO AL 2012
Sempre rispetto al 2012, però, i dati delle violenze sono in generale aumentati: le vittime di violenza domestica sono aumentate del 51% (da 277 del 2012 a 417 del 2015), mentre le vittime di violenza domestica con figli minori sono aumentate del 61% (da 179 a 297). In crescita anche il numero dei figli minori coinvolti negli episodi di violenza (da 313 a 445). “Intervenire per bloccare la violenza intrafamigliare – prosegue la ginecologa – è fondamentale per rompere una catena che determinerà danni sia fisici che psichici nei bambini coinvolti. I bambini sono le prime vittime che osservano e ascoltano impotenti un lessico famigliare che li danneggia, e che renderà loro difficile immaginare che le ralazioni d’amore possano essere diverse da come le hanno apprese nell’infanzia. Fosse anche solo per questo ci sarebbe un senso nella quotidiana fatica di aiutare le vittime di violenza”.
SOLO LA META’ CHIEDE UNA CONSULENZA LEGALE
Anche se nella quasi totalità dei casi di denuncia si arriva a condannare l’aggressore, rimane però ancora difficile per le donne convincersi che usufruire dell’assistenza legale gratuita offerta da SVSDAD, può aiutarle a perseguire il responsabile, qualora abbiano scelto di uscire dalla violenza. Su 804 casi seguiti dall’SVSeD nel 2015, la metà ha accettato di ricevere una consulenza legale penalistica o civilistica e di queste solo la metà ha nominato suo difensore di fiducia uno degli avvocati di SVSDAD onlus. Per questo Alessandra Kustermann ha voluto ribadire il proprio appello alle donne: “Non abbiate timore di chiedere aiuto, perché una vita diversa è possibile”.