Fluorescenza per una chirurgia sempre più “al top”: il Policlinico di Milano fa da apripista
— di Redazione
Usare la fluorescenza per dare una nuova “vista” ai chirurghi: è la nuova frontiera che si sta esplorando in sala operatoria, e che tra le altre cose permette di ridurre le complicanze post-intervento nei pazienti.
Al Policlinico di Milano questa tecnica è già realtà ed è applicata a diversi tipi di intervento, da quelli oncologici a quelli chirurgici sull’apparato gastrointestinale, grazie all’esperienza del neo-direttore della Chirurgia Generale Luigi Boni. Proprio al Policlinico il professor Boni sta ospitando in questi giorni alcuni chirurghi stranieri (tra cui Nienke Warnaar, del Colchester University Hospital nel Regno Unito, ed Edward Olivero, Jeff Domino e Shirley Jane Panganiban del St. Lukes Medical Center di Manila, nelle Filippine), in visita per apprendere vari dettagli di tecnica chirurgica laparoscopica e in particolare per approfondire la loro esperienza nella chirurgia guidata dalla fluorescenza, una nuova tecnologia che solo pochi Centri in Italia hanno a disposizione.
La Chirurgia Generale del Policlinico ha una lunga tradizione, che si sta arricchendo sempre più grazie a due componenti fortemente sostenute da Boni: l’importanza della qualità della vita per il paziente che si sottopone a un intervento, e la centralità della formazione per addestrare i chirurghi e gli strumentisti alle nuove tecniche operatorie.
La migliore qualità di vita viene garantita dall’uso sempre più diffuso della laparoscopia, con la quale si può intervenire attraverso sottili tubi inseriti nell’addome e che non lasciano segni se non delle piccole cicatrici. La formazione, invece, è protagonista grazie all’impiego di tecniche all’avanguardia e alle collaborazioni internazionali, con le quali il Policlinico torna ad essere punto di riferimento per le innovazioni chirurgiche.
La chirurgia guidata dalla fluorescenza, in particolare, è una tecnica che prevede di usare particolari sostanze ‘illuminano’ alcuni dettagli anatomici, e che sono quindi in grado di metterli più in evidenza. Questo permette al chirurgo di poter intervenire in modo più rapido e soprattutto preciso, riducendo di conseguenza le complicanze post-operatorie per il paziente e migliorandone sensibilmente la qualità della vita.
Nella foto: (da sx a dx) Vertuccio Antonio (Karl Storz Italy); Nienke Warnaar (Consultant Surgeon with Laparoscopic General, Endocrine and Colorectal Interest – Colchester Hospital NHS University Foundation Trust); Luigi Boni (Direttore Chirurgia generale Policlinico di Milano); Katherine Panganiban (Fellow-Doctor-In-Training, Division Of Minimally Invasive & Robotic Surgery, St. Luke’s Medical Center, Philippines); Fabrizio Bruno (Medico specialista in chirurgia dell’apparato digerente, ASST di Enna).