Libri in simboli e letture ad alta voce, una giornata per sensibilizzare sulla comunicazione nei bambini
— di Lino Grossano
In occasione della Giornata europea della Logopedia, la Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano si è trasformata per un giorno in un punto d’incontro per parlare di Comunicazione Aumentativa, di iniziative per leggere ad alta voce anche a bambini che non parlano e di in-book, per far toccare con mano l’importanza di interventi precoci ed appropriati per i bambini in difficoltà e per le loro famiglie.
La Giornata europea della Logopedia nasce con l’intento di sensibilizzare la popolazione sui disturbi della comunicazione e della deglutizione, sul lavoro dei logopedisti e sull’attività delle associazioni locali ed europee: il tema scelto per il 2018 è la Comunicazione Aumentativa (CAA), e la giornata di oggi è stata organizzata in collaborazione con l’Associazione Logopedisti Lombardi e il Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa del Policlinico.
I bambini e i ragazzi con gravi difficoltà di comunicazione sono più di 8.000 in Lombardia, circa 50.000 in Italia, e gli strumenti di CAA (simboli, tabelle, tecnologia) consentono loro di capire e farsi capire, di interagire con i coetanei, di apprendere a scuola come tutti gli altri bambini.
Tra i molti strumenti ci sono gli in-book, libri illustrati con testo integralmente scritto in simboli, pensati per essere ascoltati mentre un genitore o un compagno legge ad alta voce, o per essere letti in autonomia. Sono nati per bambini e ragazzi con difficoltà di comunicazione, con una disabilità o con disturbi del linguaggio o dell’attenzione, ma utili anche per avvicinare bimbi piccolissimi al mondo della lettura. Col passare del tempo si è visto che potevano essere utili ad esempio anche per i bambini che, provenienti da altri Paesi o figli di migranti, non hanno familiarità con l’italiano.
“La lettura ad alta voce di libri illustrati da parte di un adulto è un’esperienza precoce importante per i bambini – spiega Flavia Spaletti, presidente della Federazione Logopediste Lombarde e operatore della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Uonpia) del Policlinico di Milano - perché sostiene lo sviluppo emotivo e contemporaneamente quello linguistico e cognitivo. Le parole e le emozioni che entrano in noi con la narrazione non solo ci aiutano ad imparare a metterci nei panni degli altri, ma diventano ingredienti per costruire nostri pensieri e, nel tempo, anche nostre narrazioni, facilitando così le relazioni e l’apprendimento. Per alcuni bambini, questa esperienza così piacevole e importante viene a mancare o è molto limitata, e manca così un prezioso nutrimento per la mente e per il cuore”.
Circa 15 anni fa, aggiunge Valeria de Filippis, logopedista del Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa del Policlinico, “insieme a genitori, insegnanti ed educatori abbiamo cominciato a tradurre in simboli i libri illustrati, perché anche i bambini con gravi disabilità della comunicazione potessero ascoltare le storie come tutti gli altri bimbi. Man mano, i libri in simboli sono stati portati con sé nella scuola dell’infanzia dai bambini con disabilità e sono arrivati tra le mani dei coetanei. Prima sono piaciuti, hanno appassionato, sono stati contesi, hanno permesso contemporaneamente condivisione e autonomia. Poi sono serviti a tutti per crescere, per capire meglio il linguaggio, per parlare, per condividere emozioni, per sostenere l’attenzione, per aumentare la capacità di ascoltare, per scoprire come si può comunicare con alcuni compagni, ma anche per preparare il terreno alla lettura e scrittura e per molte altre cose”.
Anche i bambini che non sanno ancora leggere, con l’aiuto dei simboli riescono a seguire la storia, e presto a ‘leggerla’ a loro volta ai compagni più piccoli. “Ascoltando i libri letti ad alta voce – conclude Antonella Costantino, neuropsichiatra Infantile e direttore della Uonpia - i bimbi familiarizzano con il linguaggio formale della scrittura, molto più ricco e complesso di quello che viene utilizzato comunemente nella vita di tutti i giorni, soprattutto quando si parla con i bambini. Già a tre anni un bambino che vive in una famiglia con un buon livello culturale può avere un vocabolario tre volte più ampio di chi è nato in una casa senza libri. E questo è uno dei fattori maggiormente correlati alla riuscita personale e lavorativa in età adulta”.