Il Policlinico di Milano ospita la mostra fotografica permanente “Invisibile Body Disabilities”
— di Matteo Delbue
La mostra “Invisibile Body Disabilities”, creata dalla fotografa Chiara De Marchi e promossa da A.M.I.C.I. Onlus, Associazione Nazionale Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, risiederà in maniera permanente nei reparti di Chirurgia Generale e Chirurgia d’Urgenza del Policlinico di Milano: 20 immagini che prendono spunto dal libro fotografico “Women Fighters” della stessa Chiara De Marchi, anche lei affetta da rettocolite ulcerosa dall’età di 21 anni. Immagini in bianco e nero, realistiche e non ritoccate, raccontano alcuni momenti di vita di donne “combattenti” affette da malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa.
“Siamo orgogliosi di patrocinare e supportare il progetto Invisibile Body Disabilities - ha commentato Enrica Previtali, Presidente dell’Associazione A.M.I.C.I. Onlus - Queste attività ci permettono di raccontare la quotidianità delle persone che ogni giorno convivono con queste malattie invalidanti, dando loro voce e possibilità di riscatto. Ancora oggi le MICI (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali) sono patologie poco conosciute sulle quali bisogna dare una corretta informazione, per vincere la scarsa conoscenza sul tema. Anche per questo motivo abbiamo deciso di donare le opere esposte al Policlinico di Milano, in modo da perpetuare questo nostro impegno a sostegno delle persone con Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino e rendere ‘visibile quello che spesso è invisibile’”.
Il messaggio dell’autrice si esprime attraverso immagini di cicatrici, visibili e non, ormai parte del vissuto personale di queste donne, che hanno attraversato una metamorfosi fisica, ma soprattutto caratteriale. Cicatrici di cui in fondo vanno fiere, per essere state capaci di superare il dolore, la sofferenza e l’isolamento che la malattia ha portato nelle loro vite.
Il progetto “Invisibile Body Disabilities” nasce dal bisogno di aumentare la consapevolezza sulle patologie croniche intestinali, per connettere altre persone che vivono le stesse situazioni, diffondere forza e speranza, educare e sensibilizzare l’opinione pubblica.
Cinque milioni di persone nel mondo e circa