Trapianti, al Policlinico di Milano una nuova fonte di fegati grazie al ricondizionamento d'organo
— di Lino Grossano
Tre trapianti di fegato in una settimana, con organi che solo due anni fa non sarebbe nemmeno stato possibile utilizzare. E' un'ulteriore conferma della qualità con cui la clinica e la ricerca si incrociano nel Policlinico di Milano, per costruire un percorso sempre più multidisciplinare e integrato a tutto vantaggio dei pazienti.
A fare la differenza, ancora una volta, è stato il sistema di ricondizionamento d'organo, una speciale apparecchiatura che ha permesso in tutti e tre i casi di 'ringiovanire' i fegati prelevati, di renderli adatti al trapianto ma soprattutto di far guadagnare sia ai clinici sia ai pazienti tempo prezioso, in modo da prolungare la vita dell'organo fuori dal donatore ma anche permettendo di organizzare al meglio la complessa macchina che ruota attorno a un trapianto. Senza il ricondizionamento, nessuno di questi organi sarebbe stato candidabile all'intervento: si tratta quindi di una vera e propria nuova fonte di prelievo di fegati, e di una speranza in più per i tanti pazienti in lista d'attesa a livello nazionale.
"Due dei tre organi trapiantati - spiega Giorgio Rossi, direttore della nostra Chirurgia Generale e Trapianti di Fegato - sono stati in particolare prelevati da donatori a cuore fermo. In un caso il prelievo multiorgano, avvenuto con una tecnica messa a punto dal nostro Ospedale con la collaborazione del Nord Italia Transplant program, ha permesso il trapianto in contemporanea di fegato e polmone provenienti dallo stesso donatore nelle nostre sale operatorie".
Il terzo caso ha riguardato una paziente pediatrica in gravi condizioni a causa di una insufficienza epatica fulminante. Tutti e tre i trapianti hanno avuto esito positivo.
"Questi trapianti - aggiunge Rossi - sono inseriti all’interno di un programma che ha permesso il prelievo di 21 fegati altrimenti non utilizzabili in meno di tre anni. Un risultato che è frutto della costante ricerca e scambio di informazioni tra il contesto clinico e preclinico, nonché dall’approccio multidisciplinare in collaborazione con le Unità di Anestesia e Rianimazione. Infine - conclude - tutte queste attività non sarebbero state possibili senza il grande sforzo organizzativo del personale infermieristico del blocco operatorio Zonda, degli anestesisti, e grazie al supporto sia organizzativo sia economico della Direzione Strategica".