Covid-19, l'esercito dei donatori 'invisibili' che ha contribuito a salvare Milano
— di Lino Grossano
Con una raccolta di oltre 10,5 milioni di euro totali, il Policlinico di Milano è in testa alla classifica per generosità delle donazioni in Lombardia. Un quinto dei contributi raccolti in denaro arriva da quasi 12 mila persone, ciascuna delle quali ha donato pochi euro: "Un segno tangibile che ogni 'goccia' può fare la differenza"
Negli ultimi mesi l'Italia intera è stata travolta da un'emergenza sanitaria senza precedenti. A contrastarla c'era anche un'altra ondata, silenziosa e gentile: quella dei donatori, che con il loro sostegno economico hanno contribuito ad attrezzare gli ospedali e i loro operatori di tutto il necessario per affrontare in sicurezza l'emergenza coronavirus, e per salvare tante vite. E se il Policlinico di Milano è in cima alla classifica di Regione Lombardia per i contributi raccolti durante la pandemia, quello che sorprende è il numero dei donatori che hanno donato cifre piccole (meno di 100 euro, ma la più piccola è 1,27 euro). E' un vero e proprio esercito di donatori 'invisibili', ciascuno dei quali ha donato una goccia: ma è una goccia che ha davvero fatto la differenza.
In totale il Policlinico ha raccolto in due mesi oltre 10,5 milioni di euro, 2,5 dei quali in materiali, dispositivi e attrezzature. Degli 8 milioni di euro in denaro, 1.317.549,51 (il 16,25%) sono stati raccolti con donazioni tra 1 e mille euro da parte di 11.834 persone, attraverso due canali: con un bonifico diretto all'Ospedale (753 mila euro) o attraverso il crowdfunding (564 mila euro). Moltissime le frasi di incoraggiamento che accompagnavano le singole donazioni, fatte da comuni cittadini ma anche da ragazzi delle scuole, stranieri residenti in Italia, italiani che vivono all'estero, persone ancora ricoverate, studenti di medicina, e tanti altri. "Quello che ci sembra un piccolo gesto, può essere un grande gesto se fatto da tutti" ha scritto uno dei benefattori, mentre un gruppo di amici che ha donato i soldi raccolti con il Fantacalcio ha voluto dedicare il proprio contributo direttamente agli operatori sanitari che stavano lottando in piena emergenza: "La formazione migliore l'avete fatta voi". Queste, e molte altre frasi, sono ora esposte in un grande pannello di 10 metri per 3 esposto all'ingresso del Policlinico di Milano, a circondare la frase "Continuiamo a essere Super... insieme!": un modo tangibile per ringraziare virtualmente uno per uno questo esercito di donatori invisibili.
"Vorremmo davvero ringraziare ciascuno di questi 12 mila piccoli donatori, che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza e solidarietà in un periodo davvero difficile - spiega Marco Giachetti, presidente del Policlinico di Milano -. Per questo abbiamo pensato ad un segno concreto di gratitudine, che esprima al meglio l'affetto che tutti i cittadini hanno voluto dedicare ai nostri operatori sanitari, che si sono spesi nell'emergenza con competenza e umanità. Il grande pannello che inauguriamo oggi vuole riconoscere il lavoro straordinario che è stato fatto nei nostri reparti e nelle nostre terapie intensive, ed è costellato da tutte le frasi più significative che i piccoli donatori hanno voluto dedicarci. Il pannello rimarrà qui, all'ingresso dell'Ospedale, perché non si dimentichi mai che in questa pandemia Policlinico e cittadini si sono uniti in un obiettivo comune, come da tradizione è sempre avvenuto nei secoli della nostra storia".
"Il nostro Ospedale si dimostra ancora una volta nel cuore dei cittadini - aggiunge Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano - che non ci hanno donato solo denaro, ma anche materiali, beni di prima necessità, o il loro tempo. Una bambina ha regalato il proprio tablet quando ha scoperto che poteva servire per far comunicare i parenti con i loro cari in isolamento nei reparti Covid; una coppia di fratellini ha raccolto 10 euro in paghette e ha voluto donarli per l'emergenza. Insieme alle tante Associazioni che da sempre ci supportano, ogni aiuto, anche il più piccolo, è stato il segno di una grande generosità. Dall'inizio della pandemia abbiamo ricoverato circa 900 pazienti positivi alla Covid-19, si sono ammalati 247 nostri operatori, e abbiamo fatto oltre 18 mila tamponi. Avevamo 22 letti di terapia intensiva prima dell'emergenza, e sono diventati 310 durante il picco dei contagi. Oggi che abbiamo superato la fase più critica, le normali attività sono riprese in tutta sicurezza e riusciamo già a garantire oltre l'80% delle prestazioni che erano state sospese durante l'emergenza. E' anche grazie ai donatori che abbiamo potuto realizzare tutto questo: hanno contribuito a salvare vite, a far reagire meglio il sistema durante la pandemia, a proteggere i nostri operatori sanitari, hanno finanziato modalità innovative di teleconsulto, e molto altro. A loro va il nostro più sincero grazie".
Le diverse raccolte in crowdfunding, in particolare, hanno preso il via anche grazie all'iniziativa di Chiara Panunzi, studentessa di Medicina del Policlinico. Durante l'emergenza non ha potuto lavorare in reparto, e volendo dare comunque una mano ha scelto di avviare una raccolta fondi online: la sua iniziativa, da sola, ha superato i 264 mila euro. Un'altra meritevole iniziativa è quella di #tatuatoripermilano, un gruppo di 260 professionisti del tatuaggio di tutto il mondo che hanno messo all'asta le loro opere, devolvendo l'intero ricavato al nostro Ospedale: in totale hanno raccolto oltre 34 mila euro. E infine ci sono le tante persone della Cultura e dello Spettacolo che hanno voluto dedicare il loro tempo e la loro immagine per sostenere e incoraggiare il lavoro di tutti gli operatori del Policlinico. Tra queste c'è Nicola Savino, conduttore radiofonico e televisivo, che ha prestato la sua voce per leggere "Storia di un coronavirus": è un racconto scritto dalla psicologa e psicoterapeuta del Policlinico Francesca Dall'Ara per far comprendere ai bambini la pandemia, il lockdown, le città a soqquadro e la vita delle famiglie al tempo di un 'nemico invisibile'. Un "mostriciattolo dispettoso" che però (questo il senso del racconto) non deve mai far perdere la voglia di sperare.