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17/11 2020
Attualità

#GiornataMondialedellaPrematurità. Nascere una seconda volta in Mangiagalli. La storia di Edoardo

— di Valentina Meschia

Edoardo oggi frequenta il primo anno delle scuole superiori, è un ragazzo sano, forte e molto intelligente. A 14 anni può sembrare scontato: cosa ci si dovrebbe aspettare di diverso da un adolescente? Ma il futuro di Edoardo sembrava doversi fermare al suo primo minuto di vita quando mamma Fabiola lo diede alla luce alla Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano. Un parto spontaneo, come avviene nel più delle donne, ma un parto avvenuto troppo presto.

Fabiola era alla sua 34° settimana, ma Edoardo aveva fretta di uscire, per lui quello era il momento giusto per nascere, forse spinto dalla voglia di conoscere mamma e papà. Quello che Edoardo non sapeva è che prima di poter tornare a casa sarebbero passati altri 30 giorni.

Per mamma Fabiola non fu facile vedere il suo fagottino trasportato d’urgenza in terapia intensiva neonatale. Il suo piccolo pesava 2.780 Kg e lei era stata molto attenta, com’era possibile che il suo bambino appena nato fosse così malato? Lei era stata proprio attenta. Continuava a ripeterselo, per cercare di affievolire quella vocina, quel senso di colpa inspiegabile. Perché la colpa non era di nessuno. Le ostetriche e le infermiere della Clinica Mangiagalli continuavano a rassicurarla e alla fine, lei l’accettò. Doveva essere forte, doveva esserlo per il suo Edoardo.

Sentiva che c’era un legame fra lei e il suo bambino anche se non era riuscita ancora a prenderlo fra le sue braccia. E così tutti i giorni, appoggiandosi con delicatezza ai vetri della sua culletta gli sussurrava parole dolci, lo invitava a tenere duro, gli raccontava del mondo che era là fuori e aspettava solo lui. “Andremo a camminare nel bosco come piace al tuo papà, ci tufferemo dalla vecchia barca di tuo nonno e poi ci sdraieremo in un prato fiorito e la tua mamma ti leggerà ogni volta un libro diverso, per vivere insieme nuove avventure”. E ogni sera prima di andar via non si dimenticava mai di dargli la buona notte: “Sogni d’oro mio piccolo leoncino, tira fuori il tuo coraggio, e lotta per restare con noi”.

Mamma Fabiola non riesce a dimenticare quanto accaduto. Gli anni passano ma nel suo cuore vivono ancora quei giorni di paura e preoccupazione vissuti nella Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico.

Per lei Edoardo è nato 2 volte: il 20 febbraio quando ha emesso il suo primo vagito; e il 20 marzo quando ha visto per la prima volta la luce del sol e ha lasciato l’ospedale assieme a mamma e papà.


Sono passati 14 anni e mentre mamma Fabiola guarda il suo ometto crescere, con gli occhi colmi di lacrime e un sorriso stampato sulle labbra, inizia a scrivere una lettera. Le parole vengono una dopo l’altra senza fatica. Non sa cosa l’ha spinta a scrivere, ma sente che è arrivata l’ora di farlo e impugnata la penna inizia così:

Buongiorno, sono Fabiola Quando Dio mi diede grazia di partorire il mio primogenito avevo solo 24 anni.

Desidero ringraziarvi a distanza di ben 14 anni e mezzo, per come avete soccorso mio figlio e per quelle infermiere che durante i giorni più critici passavano l'intera nottata a fianco della sua culletta. Desidero ringraziare anche l'intero staff del follow up che ha seguito per più di 1 anno il mio bambino.

Che Dio vi benedica ad uno ad uno per tutto ciò che con amore, pazienza, responsabilità e grande professionalità fate ogni giorno e che questa mia lettera possa essere un INCORAGGIAMENTO ad andare avanti perché siete tutti preziosi e importanti. UNA SQUADRA VINCE QUANDO È UNITA! Continuate così, con saggezza e sapienza, affinché tutto ciò che è in vostro potere di fare sia fatto ancora per molti bimbi.
 

La foto è stata pubblicata con previa autorizzazione formale per la sola riproduzione da parte dell'Ospedale Policlinico di Milano.