19 milioni da 6 'testimonial della beneficenza': la nuova Festa del Perdono si illumina di cura e cultura al Policlinico di Milano
— di Lino Grossano
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A ciascun grande benefattore un quadro, realizzato con l'Accademia di Brera, che andrà ad arricchire la celebre Quadreria della Ca' Granda. E torna all'antico splendore il Vestibolo dell'Archivio Storico del 1637, che espande il percorso museale con busti e bassorilievi che raccontano le tappe fondamentali della Storia della Medicina
Ci sono delle tradizioni che non si fermano nemmeno durante una pandemia. E Milano, da 6 secoli, ha due tradizioni strettamente legate tra loro: quella dei cittadini che non hanno mai smesso di sostenere il loro Ospedale, e quella dell'Ospedale che restituisce la gratitudine ricevuta in cura, ricerca e cultura. E' questo il vero spirito della Festa del Perdono, e si rinnova anche nel 2021 nonostante l'emergenza coronavirus. Insieme a migliaia di donatori, che nel 2020 hanno sostenuto l'Ospedale con oltre 11 milioni di euro, oggi vengono celebrati anche 6 grandi benefattori che, da soli, hanno donato altri 19 milioni (superando ciascuno la soglia di 250 mila euro). Per commemorare il loro generoso gesto, come da tradizione, l'Ospedale ha fatto realizzare 6 dipinti: perché diventassero 'testimonial della beneficenza', come già hanno fatto gli oltre 920 grandi benefattori immortalati nella Quadreria della Fondazione Ca' Granda Policlinico.
"Io credo che il senso della Festa del Perdono, che rappresenta una tradizione ed un momento molto importante per il nostro Ospedale, sia proprio questo - spiega Marco Giachetti, presidente del Policlinico di Milano - ricevere beneficenza e contribuire al bene comune attraverso l’istituzione stessa che la riceve. Restituiamo ai cittadini, con grande senso di gratitudine nei loro confronti, quanto hanno donato sotto forma di cure e ricerca e non solo. La Ca’ Granda è stata ed è anche capace ora di essere soggetto essa stessa di filantropia, valorizzando in chiave innovativa il patrimonio, gli asset e la beneficenza ricevuta nei secoli per restituirla ai propri concittadini in maniera moderna, intelligente e utile. Questo, coinvolgendoli nel progetto e restituendo alla città quanto ricevuto su più fronti: un nuovo Ospedale, che si porta dietro un bel progetto di housing sociale, la fruibilità dei beni culturali attraverso il nostro museo e Archivio e, grazie al nostro patrimonio agricolo, un ambiente migliore e del cibo sicuro e di qualità".
"Questa è la mia seconda Festa del Perdono - racconta Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano - da quando sono in questo Ospedale. Inutile dire quanto, a causa della pandemia, la Festa attuale sia così profondamente diversa da quella che abbiamo potuto celebrare nel 2019. Eppure è stato proprio l'arrivo di Covid-19, pur nella sua estrema drammaticità, a farci comprendere meglio il vero spirito della Festa del Perdono: la solidarietà, l'impegno, la dedizione per il prossimo: che hanno messo in campo non solo tutti gli operatori sanitari, ma anche i tantissimi cittadini che hanno voluto sostenerci, ciascuno secondo le proprie possibilità. Una solidarietà che si è rapidamente trasformata in un fiume in piena, portandoci a raccogliere 11 milioni di euro che abbiamo concentrato sulle attività di ricerca, sulla clinica, sull'acquisto di tecnologie e beni sanitari. Se il nostro Ospedale non si è mai fermato, nemmeno un giorno, lo dobbiamo anche alla vera anima della Festa del Perdono, e a tutti coloro che hanno sempre creduto in noi".
Da secoli durante ciascuna Festa del Perdono l’Ospedale mostra al pubblico i nuovi quadri realizzati per i suoi grandi benefattori. Dal 1600, infatti, le donazioni più ingenti vengono commemorate attraverso un ritratto del benefattore o di un membro della sua famiglia. Fino alla metà del Novecento tutti i quadri venivano esposti sotto il porticato ospedaliero, come una sorta di Biennale d’arte, dove potevano essere ammirati sia dalle famiglie benefattrici, sia dai pazienti ricoverati e da tutti i cittadini. Quest’anno il Policlinico presenta al pubblico 6 nuovi ritratti realizzati dai migliori allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Sono i ritratti di 6 persone comuni, diversissime tra loro ma accomunate dal grande affetto e stima verso il Policlinico; tutte loro hanno deciso di effettuare un'importante donazione a favore della ricerca o dell'assistenza in Ospedale, per rendere ancora più concreto il loro gesto di solidarietà.
La Festa del Perdono, che cade ogni anno dispari, è inoltre l’occasione per l’Ospedale di intervenire con lavori di restauro o recupero dei suoi numerosi Beni storici e artistici, per renderli sempre più fruibili e visitabili dal pubblico. Secondo questo spirito, quest'anno viene presentato il rinnovato Vestibolo di ingresso all’Archivio storico della Ca’ Granda. Questo spazio, che si colloca tra il cortile centrale dell’antico Ospedale (oggi Università degli Studi di Milano) e l’ingresso alle Sale dell’Archivio, aveva bisogno da tempo di un restauro che potesse riportare alla luce il suo antico splendore, con i colori originali e un accurato ripristino alle condizioni originali di tutti i monumenti e bassorilievi che ospita. I lavori di restauro, che si sono appena conclusi, sono stati resi possibili grazie a un finanziamento di circa 200 mila euro ricavato dalla Fondazione Patrimonio Ca’ Granda, che per statuto destina ogni suo utile a progetti di ricerca, umanizzazione delle cure in ospedale e per la valorizzazione dei Beni culturali del Policlinico. Per il 2020, gli utili complessivamente destinati al Policlinico ammontano a 700 mila euro.
LA TRADIZIONE DEI RITRATTI DEI BENEFATTORI
I Benefattori della Ca' Granda, nei secoli, sono sempre stati persone comuni, che donavano a seconda della disponibilità: piccole somme, strumenti necessari all’Ospedale, ma anche generi alimentari come uova e pollame. Ci sono stati poi coloro che hanno donato somme molto ingenti, palazzi, terreni, o addirittura hanno reso l’Ospedale erede universale dei loro beni: per loro, in segno di ringraziamento, la Ca’ Granda ha iniziato nel 1602 a realizzare un ritratto gratulatorio, la cui esecuzione è sempre stata affidata agli artisti più in vista o promettenti sul territorio lombardo. E’ nata così la “Quadreria dei Benefattori della Ca’ Granda”, che oggi conta oltre 920 ritratti e che costituisce un unicum a livello nazionale. Alcuni dei dipinti più prestigiosi hanno anche girato il mondo, ospiti di mostre internazionali come ad esempio a New York e Tokyo. Oggi la Quadreria ospita, tra gli altri, capolavori di artisti come Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Mosè Bianchi, Carlo Carrà, Emilio Longoni, Mario Sironi.
I SEI GRANDI BENEFATTORI DEL 2021 NEL DETTAGLIO
ANNA TERESA MAIOLO - Prima donna nominata professoressa di Ematologia in Italia, ha dedicato la sua vita professionale al Policlinico, dove fino al 2004 ha diretto l'Unità di Ematologia. Le sue donazioni sono state dedicate alla realizzazione di un Centro per la Diagnosi Ematologica dell’Anziano (DEmA), con lo scopo di velocizzare l’accesso alla diagnosi di patologie del sangue nei pazienti più fragili.
Il suo ritratto è eseguito da Marta Scanu (Oristano, 1981). Diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha vinto il Premio Giovani 2015 dell’Accademia Nazionale di San Luca (Roma).
ANGELO BIANCHI BONOMI - Negli anni '60 i professori Pier Mannuccio Mannucci e Nicola Dioguardi, colonne portanti della Medicina, fondarono al Policlinico il Centro Emofilia e Trombosi. Nel 1971 Ambrogio e Carla Bianchi Bonomi decisero di creare una Fondazione in memoria del padre Angelo, per sostenere la ricerca e l'assistenza del Centro. Nel 2018 la Fondazione ha contribuito a realizzare i nuovi Laboratori di Ricerca del Policlinico, dedicati alla diagnosi e alla terapia genica per la cura delle malattie metaboliche e rare, e per le malattie emorragiche e trombotiche.
Il ritratto, ispirato ad una fotografia di famiglia, ha come artista Filippo Cristini (Como, 1989). Allievo dell'Accademia di Belle Arti di Brera, nel suo lavoro affronta principalmente temi della storia e della filosofia occidentale attraverso le immagini della cultura visiva contemporanea.
GIANCARLO RAMPEZZOTTI - Spese la sua vita alla Sacma Spa, industria meccanica fondata dal padre nel 1939. Insieme alla moglie Monica concentrò molte energie nel creare e sostenere la Fondazione per la Ricerca e Terapia in Urologia - RTU onlus. Nel 2003 donò al Policlinico la ristrutturazione del Padiglione Cesarina Riva, dove è attiva tuttora l'Unità Operativa di Urologia.
Giancarlo Rampezzotti è scomparso nel 2017; il suo ritratto è ispirato ad una fotografia scelta dalla moglie. L'artista è Giuseppe Renda (Reggio Calabria, 1994). Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera, affiancando la ricerca artistica a progetti di didattica sperimentale.
PAOLO BRANCA - Ha dedicato le sue energie a studiare le connessioni tra i videogiochi e le altre forme di cultura come l'arte visiva, il design e la musica. Nel 2012 ha fondato e curato la direzione artistica delle manifestazioni Playing The Game e Game Design Week. E' scomparso prematuramente a soli 37 anni. I genitori Franca Cantini Branca e Lorenzo Branca hanno voluto ricordarlo con una donazione al Policlinico di Milano, a favore della ricerca scientifica.
Il ritratto, commissionato dalla famiglia, è stato eseguito da Luca Vernizzi (Santa Margherita Ligure, 1941). Figlio del pittore Renato, animatore del gruppo dei Chiaristi lombardi, è stato docente per molti anni all’Accademia di Brera. Nella Quadreria del Policlinico è custodita un'altra sua opera: il ritratto di Vittoria Lambertini.
MARIA LUISA FRIGERIO - Il suo testamento, aperto nel 1990, recitava testualmente: "Lascio ciò che possiedo in Italia all’Ospedale Maggiore di Milano per un padiglione intestato ai miei genitori e a me stessa". E' il segno di un legame con la città, e con il suo Ospedale, particolarmente forte. Il suo lascito comprende appartamenti a Milano e una cascina a Zibido San Giacomo. Persona eclettica ma allo stesso tempo molto schiva, non ha lasciato fotografie di sé. E' in corso di realizzazione un'allegoria per celebrare la sua memoria.
L'opera è affidata a Daniele Pillittu (Cagliari, 1990). Allievo di Pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, il suo disegno è fortemente legato alla tradizione, pur volendosi inserire coerentemente nel contesto contemporaneo.
ROSA MARIA BELLÈ - Oggi quelle come lei le chiamerebbero "self made women", le donne che si sono fatte da sé. Nata in Friuli in una famiglia operaia, si trasferisce a Milano coi genitori e la sorella per cercare fortuna. Inizia da piccola come apprendista in un laboratorio di sartoria; grazie alla sua ferrea volontà e alla tenacia, fa carriera fino a diventare "premiére", la capo-sarta di una sartoria del centro Milano. In seguito si metterà in proprio e aprirà una sartoria artigianale, che ha condotto per decenni e che è stata di riferimento per il suo territorio. Scomparsa nel 2015, ha lasciato nel suo testamento una donazione a favore dell'Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianti di Rene del Policlinico.
Il suo ritratto è affidato a Elisabetta Mariuzzo (Treviso, 1996). Diplomata in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, ha orientato la sua ricerca artistica nell’ambito della post-fotografia, selezionando immagini di seconda mano e rielaborandole in un processo di ripensamento e riscrittura attraverso il linguaggio pittorico.