#SOCIAL. L’alba in terapia intensiva... Quando la medicina diventa poesia
Milano, 6.00 am.
Controllo il paziente, l’emogas, i drenaggi, i bilanci.
Tutto in automatico.
Mi fermo
guardo fuori
nello spiraglio tra il monitor e le infusioni.
È l’alba.
L’alba in terapia intensiva è un simbolo
un segno che qualcosa potrebbe cambiare.
È un turno che finisce
per altri comincia.
La luce dell’alba porta via il buio e i dolori
i volti nascosti da maschere.
Arriva la speranza.
È il risveglio dalla sedazione
è respirare di nuovo.
L’alba in terapia intensiva è emozione.
Sono le occhiaie di chi ha lavorato tutta la notte
per quel paziente che a volte non ce la fa.
È la stanchezza dopo una notte insonne di una famiglia che aspetta notizie.
È il dolore quando quella famiglia è la tua.
Uomini si incontrano
mani si stringono
lacrime scorrono
telefoni squillano
persone corrono
mentre tutto fuori per un attimo si ferma.
Milano, 6.10 am.
L’alba in terapia intensiva è tante cose
tocca solo a noi scegliere quali.
Questa poesia di Alessandro Galazzi infermiere del Policlinico di Milano e Michele Stellabotte infermiere all'Ospedale Niguarda è stata pubblicata sulla rivista scientifica Intensive Care Medicine.
Leggi il testo in inglese, clicca qui
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