Quando l'alito è 'cattivo'. Scopriamo insieme cos'è l'alitosi, e come combatterla
— Lino Grossano, con la consulenza scientifica di Andrea Costantino - specialista della Gastroenterologia ed Endoscopia, e Chiara Occhipinti - igienista dentale
L'alito è qualcosa di semplice e di sacro allo stesso tempo. E' parte del nostro respiro; gli Antichi pensavano fosse legato al nostro lato spirituale, tanto che sbadigliare con la mano davanti alla bocca serviva soprattutto a non far fuggire l'anima. E, nella tradizione ebraica e cristiana, Dio creò l'uomo soffiandogli nelle narici "un alito di vita". Basterebbe questo per dedicare più attenzione e cura al nostro alito: anche perché a volte, se non è esattamente in forma (una condizione nota come alitosi) può essere la spia per qualcosa di più serio. Ne abbiamo parlato con due esperti del Policlinico di Milano: Andrea Costantino, specialista della Gastroenterologia ed Endoscopia, e Chiara Occhipinti, igienista dentale.
Cominciamo dall'inizio. Che cos'è esattamente l'alitosi?
E' un odore sgradevole associato all'alito. Questo 'alito cattivo' è una condizione comune: riguarda tutte le età, compresi i bambini, anche se è più frequente negli adulti, senza distinzioni tra maschi e femmine. Si stima che arrivi a coinvolgere il 30% della popolazione.
Le persone potrebbero non essere consapevoli del proprio alito cattivo e scoprirlo perché se ne accorge un'altra persona. È una preoccupazione significativa per molti, e può influire negativamente sulla qualità della vita e sulle relazioni personali.
Possiamo distinguerne diversi tipi: l'alitosi fisiologica non ha una causa specifica; di solito è peggiore al mattino e spesso è transitoria. L'alitosi patologica, invece, deriva da una specifica causa identificabile. Infine, si considera pseudo-alitosi quando la persona percepisce di avere l'alito cattivo anche se non c'è alcuna evidenza oggettiva.
L’alitosi è davvero innocua?
No, l’alitosi vera e propria non è mai innocua. È il campanello d’allarme che qualcosa non va nella nostra salute. Per questo bisognerebbe imparare a distinguere l’alitosi vera dall’alitosi transitoria, che è invece innocua, dovuta per esempio ad abitudini viziate o legate all'alimentazione, o semplicemente riscontrata al risveglio.
Può essere indice di patologie nascoste?
L’alitosi è un problema che, nella maggior parte dei casi (87%) è circoscritto a problemi della cavità orale (carie, gengivite, parodontite, flusso salivare ridotto), ma può essere associata anche ad altre patologie (8% dei casi) a carico per esempio dell’apparato urinario, respiratorio e soprattutto dell’apparato digerente. Inoltre, va segnalato che alcune patologie, o l’assunzione di determinati farmaci, caratterizzano il profumo dell’alito. Per esempio, si riscontra odore di ammoniaca nell’insufficienza renale; odore di pesce nelle alterazioni congenite del metabolismo; respiro fruttato nel diabete mellito; odore di aglio durante l’assunzione di farmaci per la cistite interstiziale.
Cos'è che causa esattamente l'alito cattivo?
L'alitosi è principalmente causata dall'azione dei batteri sul materiale che rimane tra i denti sul 'fondo' della lingua. Le fessure della lingua, in particolare, forniscono un ambiente favorevole alla crescita di batteri che causano cattivi odori. Anche secchezza delle fauci, restauri dentali difettosi, ascessi ai denti e protesi sporche possono contribuire all'alitosi.
Altre cause invece sono meno frequenti: quelle respiratorie, come le infezioni polmonari dovute a bronchite, bronchiectasie o ascessi polmonari. Quelle otorinolaringoiatriche, come sinusite acuta o cronica, oppure il gocciolamento post-nasale, che può causare alitosi se il gocciolamento è putrefatto dal microbiota della lingua. Nei bambini, una causa rara può essere la presenza di corpi estranei nel naso.
Le cause legate al tratto gastrointestinale non sono comuni, ma possono includere i diverticoli esofagei, le fistole gastrocoliche, l'infezione da Helicobacter pylori e il reflusso gastroesofageo (queste ultime due hanno però un legame ancora non ben definito). Infine, l'alitosi può essere causata da una malattia renale avanzata, da una malattia epatica avanzata (fetor hepaticus) oppure da una chetoacidosi diabetica.
Come mi accorgo di avere l’alito cattivo?
E' raro riuscire a capire da soli che nel nostro alito c’è qualcosa che non va. Infatti, ad accorgersi dell'alito cattivo sono soprattutto le persone che ci stanno accanto (famigliari, amici e colleghi), perché mentre parliamo i composti solforati volatili e non, responsabili dell’alitosi, sono veicolati all’esterno della bocca con l’aria espirata e con le goccioline di saliva. Proprio per questo motivo sarebbe opportuno sensibilizzare chi ci sta accanto a riferirci se nota che abbiamo alito cattivo. Purtroppo ancora oggi l’alitosi è un argomento tabù. Alcune volte, però, grazie alla comunicazione non verbale, le persone con le quali ci relazioniamo ci informano involontariamente che il nostro alito è poco gradevole.
Esistono comunque dei test per l’autovalutazione dell’alito che pochi conoscono: il più semplice è quello del filo interdentale. Basta annusare il filo interdentale a 5 cm di distanza, 5 secondi dopo il suo utilizzo. L’odore che sentirete è lo stesso odore avvertito dalle persone che vi stanno accanto.
Quando è il momento di chiedere aiuto?
Appena ci si accorge di soffrire di alitosi è opportuno rivolgersi a un professionista. Sottovalutare questo sintomo potrebbe aggravare il proprio stato di salute. Il consiglio migliore è quello di sottoporsi a controlli periodici, partendo dall’igienista dentale/dentista e, se necessario, rivolgendosi al proprio medico di riferimento.
La valutazione iniziale dell'alitosi può essere effettuata dal medico di medicina generale. Tuttavia, il rinvio a uno specialista può essere giustificato in determinate situazioni:
- ad un dentista, se la valutazione iniziale dà evidenza di gengivite, parodontite o altra patologia dentale significativa
- ad un medico specialista, se sono necessarie procedure diagnostiche (ad esempio una endoscopia per la valutazione della possibile origine gastroesofagea dell'alitosi) o se il problema sottostante richiede cure specialistiche (ad esempio malattie epatiche o renali avanzate)
- ad un otorinolaringoiatra in caso di tonsillite caseosa cronica e tonsilliti che presentano alitosi persistente nonostante le misure per migliorare l'igiene orale
- ad un operatore di salute mentale in caso di alitofobia, ovvero l'angoscia persistente per un'alitosi che però non ha alcuna evidenza oggettiva.
Dallo specialista odontoiatra o gastroenterologo, o dall'igienista dentale, è anche possibile sottoporsi a delle valutazioni oggettive sull'alito cattivo attraverso analisi di laboratorio o strumentali, sfruttando ad esempio l'alitometro, che va a valutare la concentrazione dei composti sulforati volatili presenti nell'alito.
Quali sono i rimedi o le accortezze per combattere questa condizione, nei casi più comuni?
Se la causa dell’alitosi è di origine orale, i rimedi sono sicuramente le cure odontoiatriche e una costante buona igiene della bocca. Ma se l’alitosi dipende da altre cause, per esempio dal reflusso gastroesofageo, sarà necessario intervenire a livello gastrico oltre che nella cavità orale. Ad ogni modo, il miglior consiglio per avere un alito gradevole è spazzolarsi i denti, le mucose orali e la lingua almeno due volte al giorno. E' possibile utilizzare anche il filo interdentale o lo scovolino ogni giorno, procedere a una pulizia delicata del dorso della lingua con un puliscilingua in plastica, e utilizzare un collutorio prima di andare a letto.
Se l'alitosi è legata ad un problema transitorio (ad esempio, assunzione di particolari cibi come l'aglio o abitudini viziate) è possibile provare anche con un rimedio 'fai da te': basta prendere un bicchiere di acqua tiepida, scioglierci 2 cucchiaini di bicarbonato, aggiungere salvia e menta e fare dei risciacqui. Questo rimedio non annulla del tutto il problema, ma lo riduce grandemente il cattivo odore.
Esistono poi collutori contenenti clorexidina o acqua ossigenata che agiscono direttamente sui batteri responsabili dell'alitosi: questi ultimi, però, è bene evitare di utilizzarli in autonomia ed è fondamentale che siano prescritti da un professionista, anche per minimizzare effetti indesiderati.