Le afte: così piccole, così fastidiose. Cosa sono e come possiamo liberarcene
— Lino Grossano, con la consulenza scientifica di Cinzia Hu, direttore della Medicina Generale, e Paola Marchisio, direttore della Pediatria ad Alta Intensità di Cura
Le consideriamo sempre e solo come un piccolo fastidio, spesso non sappiamo nemmeno perché ci vengono. Certe persone le hanno spesso, altre molto raramente: eppure tutti abbiamo avuto un'afta nella bocca, almeno una volta. Ma cosa sono questi piccoli (e dolorosi) rigonfiamenti? Perché ci vengono, si possono evitare? Dato che possono svilupparle anche i bambini, lo abbiamo chiesto a due super-esperte del Policlinico di Milano: Cinzia Hu, direttore della Medicina Generale, e Paola Marchisio, direttore della Pediatria ad Alta Intensità di Cura.
Cosa sono le afte e perché si manifestano?
Il termine deriva dal greco aphti, cioè 'infiammare'. Sono piccole lesioni della cute che si manifestano sotto forma di erosioni o ulcere di forma ovale o circolare, di colorito biancastro a margini netti, circondate da una zona molto rossa e rivestita da uno strato di sostanza bianca chiamata fibrina. Di norma hanno un diametro di 2-5 millimetri, ma possono raggiungere dimensioni superiori al centimetro. Compaiono soprattutto sulle mucose del cavo orale, in particolare sul palato, all'interno delle guance, sulla lingua e alla base delle gengive. In base alle dimensioni si distinguono 3 tipi:
- afte minori: sono le più frequenti (80%-85%), di dimensioni inferiori a 10 mm, tipicamente a livello di labbra, guance, lingua. Di solito non sono più di 5, si risolvono spontaneamente in 10–14 giorni senza lasciare cicatrici.
- afte maggiori: hanno dimensioni maggiori di 1 cm, sono più profonde e dolorose, possono persistere fino a 6 settimane e lasciare cicatrici.
- afte erpetiformi: sono le meno frequenti, circa solo il 10%. Si presentano come lesioni piccolissime (1-2 mm) ma numerose (fino a 100) e confluenti tra loro, con disposizione a grappolo.
Tutte le lesioni aftose sono dolorose, hanno in comune una persistente tendenza alla recidiva e una guarigione spontanea. Sono un disturbo molto diffuso: colpiscono circa il 20-30% della popolazione (e il 9% dei bambini), con un picco tra i 20 e i 50 anni.
Ci sono persone più predisposte di altre o particolari fattori scatenanti?
Il meccanismo che porta alla comparsa delle afte non è del tutto noto, e non esiste un’unica causa. Sono state anzi riportate cause molto diverse tra loro: infezioni (la “classica” gengivostomatite erpetica), allergie, deficit nutrizionali, processi infiammatori, effetti collaterali da farmaci. E’ possibile che sia coinvolta una causa genetica, o meglio, una familiarità. Se un bambino ha entrambi i genitori che hanno sofferto di afte ha moltissime probabilità di presentare afte.
L’infiammazione neurogenica potrebbe essere il risultato di un fattore scatenante iniziale come la carenza di ferro, di vitamina B12, di acido folico o le infezioni batteriche (Streptococcus sanguis e miti, Helicobacter pylori) e virali. Le cause più frequenti sono i traumi da morsicatura accidentale. Bambini affetti da spettro autistico possono procurarsi piccole ulcere da morso. Un’altra causa molto comune è la presenza di apparecchi ortodontici non perfettamente adatti alla struttura del cavo orale.
Altre cause sono le allergie al nichel solfato (o ad altri metalli), le endocrinopatie, l'instabilità neurovegetativa (angioneurosi), gli squilibri ormonali (ciclo mestruale, gravidanza), le disfunzioni gastrointestinali (dispepsia).
Le afte possono essere il campanello d’allarme per qualcosa di più serio? Quando è il caso di chiedere l’aiuto del medico?
Nella maggior parte dei casi le afte sono innocue e si risolvono spontaneamente. A volte però possono essere il sintomo di alcune patologie più serie come il Morbo di Behçet, il pemfigo orale o il Lupus Eritematoso Sistemico. Possono comparire in soggetti affetti da diarrea cronica e malassorbimento intestinale come nel caso della celiachia o del morbo di Crohn. Sono presenti in caso di disordini del sistema immunitario, come per esempio i deficit immunitari, alcune sindromi autoinfiammatorie (che sono malattie molto rare), alcune malattie autoimmuni oppure alcune malattie ematologiche come le neutropenia. Le afte si verificano anche dopo il trattamento con farmaci immunosoppressori, chemioterapici o con l’infezione di alcuni virus erpetici o dell’HIV.
Allo scopo di escludere altre problematiche, è quindi importante non sottovalutarle e farle esaminare dal proprio dentista/medico di fiducia soprattutto se, oltre ad esse, si notano dei sintomi correlati quali febbre, dolore agli occhi, dolore addominale, eruzioni cutanee o altre afte in diverse parti del corpo.
Se le recidive sono piuttosto frequenti (più di tre episodi al mese) e apparentemente connesse a fattori precisi è bene parlarne col proprio dentista/medico. E’ importante escludere le cause più frequenti e associate a deficit vitaminici o di altri elementi o traumi, prima di pensare a delle patologie sistemiche. Infine, non dimentichiamo che qualsiasi lesione o ulcera della mucosa orale che non migliora o guarisce nelle due settimane successive alla sua comparsa merita un’indagine più approfondita.
E per i bambini? A cosa è importante fare attenzione, e quando è necessario consultare il pediatra?
E’ importante conoscere bene la storia del bambino, per capire se ci sono altri sintomi che possono aiutare a comprendere la causa. Se l’afta è isolata e si verifica solo in modo saltuario, non c’è alcuna necessità di procedere con ulteriori accertamenti. Se invece l’afta è ricorrente (almeno 3 episodi in un anno) allora è necessario consultare il pediatra e procedere ad una vera e propria diagnosi differenziale.
Può essere utile un prelievo di sangue per valutare l'emocromo e i livelli di ferro e delle vitamine, a cui fare seguire, se necessario, una consulenza specialistica (reumatologica, immunoematologica o gastroenterologica) per escludere le cause più comuni e per concordare una strategia diagnostica e terapeutica più complessa.
Nel 20% dei bambini con afte può essere presente un deficit di ferro, oppure di acido folico, di vitamina B12 o di zinco. La celiachia invece può presentarsi, oltre che con i sintomi tipici (dolori addominali, diarrea, scarsa crescita) anche con una aftosi ricorrente. Se le afte si associano a episodi febbrili frequenti, a intervalli di tempo più o meno regolari (dalle 3 alle 8 settimane), è necessario ipotizzare una sindrome da febbri periodiche (incluso il morbo di Behçet) o una neutropenia ciclica (cioè ad un abbassamento periodico di una parte dei globuli bianchi). Una malattia in cui le afte sono quasi sempre presenti è la PFAPA, una sindrome caratterizzata da febbre periodica, afte, faringite e ingrossamento dei linfonodi (linfoadenomegalia).
I bambini immunodepressi (in particolare per patologie onco-ematologiche) sono invece a rischio di stomatite per gli effetti collaterali dei trattamenti, per la suscettibilità nei confronti di agenti infettivi “opportunisti” e per deficit vitaminici.
Ci sono trattamenti utili per limitare il fastidio delle afte?
Generalmente le afte guariscono spontaneamente, ma con un trattamento topico è possibile lenire il dolore, ridurre l’infiammazione, evitare una sovrainfezione e, soprattutto, prevenire la disidratazione. Questa può essere un problema rilevante nel bambino, soprattutto se piccolo, se rifiuta di alimentarsi a causa del dolore delle afte.
L’utilizzo di gel a base di acido ialuronico, sia per l'adulto che per il bambino, può dare sollievo già alla comparsa dei primi sintomi e può velocizzare la guarigione. Per l'adulto invece, preparati topici a base di cortisone permettono di lenire il bruciore e accelerarne il decorso, così come sedute di laserterapia (laser a diodi) ambulatoriale. Può essere utile il ricorso a gel o collutori a base di farmaci antinfiammatori e a base di sostanze antisettiche come la clorexidina. L'impiego topico di anestetici locali come la lidocaina, invece, può essere molto utile per ottenere sollievo dal dolore.
Un valido aiuto è senz’altro fornito dagli accorgimenti alimentari e dall’assunzione di integratori di vitamine, minerali e probiotici che favoriscono anche la 'riparazione' della mucosa orale.
Si possono prevenire?
La prevenzione si basa sul mantenere buoni livelli di vitamine e di ferro, e sull'evitare quando possibile i traumatismi del cavo orale. Soprattutto quando l'afta colpisce un bambino, è utile:
- offrire un'alimentazione a base di cibi semisolidi/liquidi, freddi o appena tiepidi
- evitare cibi piccanti, acidi, speziati o particolarmente salati
- assicurare sempre un buono stato di nutrizione o di idratazione, facendo bere spesso il bimbo
- assicurare una adeguata pulizia della bocca, con sciacqui a base di acqua e bicarbonato o collutori con clorexidina nel bambino più grande
- per lenire il dolore, è possibile l’uso di preparati topici in forma di gel/spray/collutori, a seconda dell’età, con acido ialuronico o anestetici locali. Se il dolore è intenso, è giustificabile l’utilizzo di antidolorifici (paracetamolo o ibuprofene)
- nei casi più gravi e persistenti il pediatra può valutare il ricorso a pomate/gel a base di corticosteroidi. Il ricorso a terapie sistemiche più aggressive (cortisonici, immunosoppressori) per ridurre la gravità o la ricorrenza delle afte deve sempre essere concordato con lo specialista.
Se le afte sono parte di una patologia più complessa, la cura di questa malattia comporta la risoluzione anche delle afte. Come sempre, eventuali ulteriori accertamenti o terapie se si sospettano possibili patologie sistemiche sono da effettuare dopo un'accurata valutazione da parte del proprio medico o pediatra di riferimento.