Millimetri di ricerca per piccoli che non si arrendono
— di Monica Cremonesi
La grande ricerca procede a piccoli passi, a volte possiamo dire millimetrici.
Tutto accade nelle sale operatorie della Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano dove un chirurgo, in questo caso fetale, passa dalla pancia della mamma, entra nella bocca del feto di 26 settimane, arriva nella trachea e posiziona un palloncino, il tutto con uno strumento che ha le dimensioni di un’ unghia del mignolo di un neonato.
La malattia di cui soffre il feto ha un nome “ernia diaframmatica”, una condizione in cui uno o più organi dell’addome “attraversano” il diaframma e invadono la cavità del torace, compromettendo gravemente il corretto sviluppo dei polmoni, e il chirurgo in questione è un chirurgo fetale un medico specializzato in grado di operare direttamente il piccolo nell’utero della futura mamma con strumenti millimetrici e tecniche mini invasive.
Per consentire a questi chirurghi di intervenire in modo sempre più preciso all’interno della pancia della mamma, nel rispetto della salute di entrambi, la ricerca non si ferma. Come nel caso degli studi clinici recentemente pubblicati sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine, firmati dai maggiori esperti internazionali di chirurgia fetale, tra cui c’è anche Nicola Persico, ginecologo della Clinica Mangiagalli e professore dell'Università degli Studi di Milano. Studi che hanno confermato la validità scientifica di questa nuova tecnica chirurgica chiamata Fetoscopic endoluminal tracheal occlusion (FETO), una tecnica mininvasiva alternative alla chirurgia tradizionale. Si tratta di una procedura che consente di migliorare la sopravvivenza dei bambini con l’ernia diaframmatica e consiste nell’introdurre una sorta di “palloncino” gonfiabile attraverso la bocca del feto, che viene posizionato poco sotto alle corde vocali, per circa sei settimane: poi viene rimosso con un secondo intervento, intorno alla 34esima settimana di gestazione, per liberare le vie aeree prima della nascita.
Un grande lavoro di squadra tra 60 centri altamente specializzati a livello internazionale, tra i quali la Clinica Mangiagalli, che ha permesso di ottenere solide evidenze scientifiche, sulle base di questi dati ora è possibile utilizzare questa sofisticata tecnica per curare le forme più gravi di ernia diaframmatica.
“La chirurgia fetale è una disciplina che ha avuto i primi sviluppi all’inizio degli anni duemila: 20 anni in cui sono stati fatti molti progressi conseguiti solo grazie alla ricerca e che hanno consenti di ridare speranza a bambini che potrebbero non nascere, ma che non si arrendono” spiega Nicola Persico.