Non perdere la testa…per i capelli
— Ilaria Coro, con la consulenza scientifica di Mauro Barbareschi, dermatologo
Non sono indispensabili, eppure, ci preoccupiamo se ci lasciano: stiamo parlando dei capelli, una parte del nostro corpo di cui potremmo fare a meno ma che gioca un ruolo importante per la nostra immagine. Strumento inconscio di comunicazione, sempre in primo piano, raccontano infatti agli altri di noi stessi con un linguaggio fatto di acconciature, tagli e colorazioni.
Cambi di stagione, fasi lunari, colpi di spazzola (almeno 100 prima di andare a dormire consigliavano le nonne!), secondo le credenze popolari, dovrebbero influenzare la vita dei capelli.
Ma cosa dice invece la scienza sulla loro caduta, crescita e salute? Ce lo spiega Mauro Barbareschi, specialista della nostra Dermatologia e ricercatore dell’Università degli Studi di Milano.
Qual è il primo passo per prenderci cura dei nostri capelli?
Molti pensano che il momento più delicato sia il lavaggio. In realtà è l’asciugatura: quando i capelli bagnati sono ancora più fragili e sono sottoposti all’alta temperatura di phon, piastre o arricciacapelli, che disidrata la loro fibra rendendola più debole. Una corretta asciugatura andrebbe fatta preferibilmente all’aria. Se non si può evitare il phon, consiglio di tamponare bene i capelli senza sfregarli e poi di utilizzarlo con il calore al minimo, a una distanza di almeno 20-30 cm dal cuoio capelluto. Inoltre, anche l’uso frequente e contemporaneo di spray, gel, spume, lacche, tinte, decolarazioni e permanenti possono danneggiarli ulteriormente mettendoli più a rischio di rottura. È bene specificare che questi prodotti però si depositano solo sulla superficie cutanea della testa e sul fusto dei capelli senza provocarne la caduta, che dipende esclusivamente dall'attività di una struttura nascosta sotto il cuoio capelluto: il follicolo pilifero.
Quali sono i fattori che influiscono sul follicolo pilifero?
Alcuni sono “meccanici”: ad esempio legare spesso i capelli troppo stretti provoca la tensione anche del follicolo pilifero che, con il tempo, causa la caduta dei capelli – in termini medici, si definisce come “alopecia da trazione”.
Altri come sbalzi ormonali, episodi stressanti, diete squilibrate, particolari farmaci, alcune malattie croniche, anemia o problematiche della tiroide determinano la perdita di molte centinaia di capelli al giorno per diversi mesi. In questo caso, si tratta di una “caduta funzionale” che è transitoria e si risolve impostando una terapia mirata al fattore che l’ha scatenata.
Esistono poi delle vere e proprie malattie dei capelli. Come nel caso dell’alopecia androgenetica, che interessa soprattutto gli uomini con la cosiddetta stempiatura e un diradamento al vertice della testa e, in alcuni casi, anche le donne dopo la menopausa con una perdita di capelli diffusa. In questo tipo di alopecia, una predisposizione genetica consente agli ormoni androgeni - tra i quali il più potente è il testosterone - di rimpicciolire i follicoli piliferi con conseguente diminuzione della quantità e dello spessore dei capelli.
Un’altra condizione che interessa i follicoli piliferi è l’alopecia areata: una malattia per cui il sistema immunitario va in tilt e riconosce i capelli come “nemici”, facendoli cadere in piccole aree del cuoio cappelluto. Può colpire anche ciglia, sopracciglia e peli del corpo.
Quali sono i trattamenti usati per fermare la caduta dei capelli?
La terapia indicata è strettamente connessa al fattore che l’ha causata ed è diversa da caso a caso. Fondamentale è rivolgersi al dermatologo, specialista della cura e della salute dei capelli, per evitare trattamenti fai da te che non portano benefici con il rischio perdere tempo prezioso. Molte persone pensano di risolvere semplicemente tagliando i capelli o usando particolari shampoo ma, come spiegato, non servono perché non agiscono sul follicolo pilifero.
Nel caso dell’alopecia androgenetica, se diagnosticata precocemente, le terapie sono efficaci ma possono durare anche per anni. In una fase avanzata, invece, l’unica soluzione possibile rimane l’autotrapianto dei bulbi piliferi.
Per quanto riguarda l’alopecia areata, nelle forme lievi è spesso temporanea e la ricrescita dei capelli può avvenire senza bisogno di terapie. In quelle più estese, il trattamento di prima scelta è il cortisone che viene applicato localmente o iniettato nelle aree colpite. Anche in questo caso, le cure potrebbero durare mesi prima che si vedano i risultati. Di recente l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha approvato l’uso di alcuni nuovi farmaci, chiamati inibitori delle Janus chinasi o JAK-inibitori, in grado di mantenere sotto controllo il sistema immunitario impazzito nelle forme più gravi di alopecia areata, quelle che non hanno avuto benefici dal trattamento con corticosteroidi. In Italia non sono ancora in commercio ma si sta già lavorando per l’approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) prevista entro la fine del 2023.