Stile di vita, abitudini scorrette, e il tempo che passa: ecco tutti i fattori che possono compromettere la fertilità
— di Redazione
A volte il desiderio di avere un figlio deve fare i conti con sempre più frequenti problemi di infertilità a cui vanno incontro le coppie. Oltre all’età, la fertilità è influenzata da una miriade di fattori fra cui stile di vita, esposizioni ambientali e fattori genetici.
Il corretto funzionamento dell’apparato riproduttore si basa su un delicato equilibrio di funzioni ormonali che, a loro volta, sono condizionati dallo stato di benessere fisico e mentale complessivo. Infatti, alti livelli di stress e sonno inadeguato possono alterare i cicli ormonali e compromettere la salute riproduttiva.
Per approfondire l’argomento, abbiamo parlato con Edgardo Somigliana, direttore del Pronto Soccorso e Accettazione Ostetrico Ginecologica e Procreazione Medicalmente Assistita del Policlinico di Milano e con Paola Viganò, biologa referente del laboratorio della PMA -Procreazione Medicalmente Assistita dell'Ospedale.
Quali sono le condizioni che possono compromettere la fertilità?
Lo stile di vita influisce significativamente sulla fertilità, che risente di quanto incide anche sulla nostra salute. Fattori come dieta, esercizio fisico, livelli di stress e pattern di sonno giocano un ruolo cruciale nella salute riproduttiva ed è quindi necessario proteggerla e preservarla. A sua volta, quando la ricerca della gravidanza diventa fonte di stress questo può avere un impatto negativo sia sul benessere psicologico della coppia sia sulla stessa salute riproduttiva Insomma, ci sono tantissimi elementi da tenere in debita considerazione.
Quanto incide invece il "pattern di sonno"?
Una deregolazione del ritmo circadiano naturale può portare ad irregolarità e privazione cronica del sonno, con effetti negativi sull'equilibrio ormonale, in particolare sugli ormoni deputati al controllo della riproduzione. Numerosi lavori hanno dimostrato che i disturbi del sonno possono alterare le funzionalità riproduttive sia maschili che femminili. In aggiunta, una recente analisi ha correlato il pattern di sonno deregolato all’insorgenza di alterazioni cellulari alla base dell’invecchiamento, associandolo così all’età "biologica" che non sempre corrisponde all’età cronologica. L’attuale contesto sociale ed economico fa sì che la ricerca di una gravidanza sia posticipato rispetto a decenni fa. Allo stesso tempo, però, i limiti biologici del nostro corpo rimangono invariati e l’età riveste un ruolo molto importante nella fertilità, tanto per l’uomo quanto per la donna.
In Policlinico come si sta muovendo la ricerca in questo ambito?
Attualmente sono in corso diversi studi che approfondiscono le cause cliniche e biologiche dell'infertilità, per identificare i fattori che influenzano negativamente la salute riproduttiva. In particolare, grazie a un finanziamento dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) stiamo valutando se particolari condizioni dell'attività lavorativa possano impattare sulla fertilità. È stato attivato un progetto che coinvolge uomini e donne del settore sanitario – sia diurni che turnisti notturni - per comparare i livelli ormonali, l’età biologica e la qualità del liquido seminale.
Lo studio è ancora in fase di reclutamento con l’obiettivo di ottenere a breve risultati che consentano di capire se, come e quando l’attività lavorativa notturna (durata dei turni, periodicità settimanale/mensile dei turni notturni, anzianità lavorativa) possa influenzare l’assetto ormonale e funzionale della salute riproduttiva.
Per ulteriori informazioni e partecipare al progetto, è possibile contattare il team di ricerca all'indirizzo procreazioneassistita@policlinico.mi.it
Giugno, mese dedicato al tema dell’infertilità