#RICERCA. Gli specialisti del Policlinico impegnati per un’Endoscopia sempre più “green”
— di Ilaria Coro con la consulenza scientifica degli specialisti del Policlinico di Milano
Tra le sfide ancora aperte del 21° secolo, il cambiamento climatico rimane la maggior minaccia per la nostra salute. Dal grande caldo alle alluvioni, un’altalena causata dall’aumento dei raggi solari intrappolati nell’atmosfera dalla sempre più elevata quantità di gas effetto serra, che per circa il 5% sono prodotti dal settore sanitario. In particolare, da alcune attività cliniche, come nel caso dell’endoscopia. Alla base, un eccesivo numero di gastro e colonscopie prescritte senza indicazioni specifiche. Ma esattamente qual è l'impatto di questi esami sul riscaldamento globale? La risposta nel lavoro pubblicato sulla rivista scientifica Gastrointestinal Endoscopy dai ricercatori coordinati da Luca Elli - primo autore della ricerca - della nostra Gastroenterologia ed Endoscopia, diretta da Maurizio Vecchi.
Ondate di calore, violenti temporali, siccità colpiscono la salute di tutti. Il cambiamento climatico riguarda infatti ognuno di noi quotidianamente. Il principale colpevole di questo fenomeno è l’aumento della temperatura terrestre provocato dai gas serra in grado di trattenere l’energia termica e i cui livelli sono diventati sempre più alti a causa delle attività umane. Tra queste alcune sono indispensabili, soprattutto in ambito sanitario: un settore che mette in gioco molti elementi - uso di prodotti monouso, farmaci, diverse forme di energia, senza dimenticare lo smaltimento della grande quantità di rifiuti prodotti - che comportano l’emissione di gas serra, in particolare di anidride carbonica (CO2). Per un sistema sanitario più “green” è fondamentale trovare soluzioni in grado di ridurre la produzione di CO2 senza rinunciare a servizi sicuri ed efficaci. Un modello da applicare specialmente all’endoscopia: una delle attività cliniche più inquinanti a causa delle numerose richieste di procedure prive di indicazioni specifiche.
Per quantificare l’impatto di questi esami sull’ambiente, il team dei ricercatori del nostro Ospedale, del Politecnico e dell’Università degli Studi di Milano, dell’Ospedale di Cattinara – Trieste, dell’Ospedale Manzoni di Lecco e dell’Ospedale dell’Angelo di Venezia, hanno calcolato il costo in termini di CO2 di gastro (EGD) e colonscopie (CLS), tenendo conto di diversi aspetti (come materiali monouso, dispositivi di protezione individuale), dell'energia necessaria per la procedura endoscopica stessa e il processo di pulizia. Dati messi in correlazione con le informazioni presenti in letteratura sul numero di esami effettuati al di fuori delle indicazioni fornite dalle Linee Guida internazionali. È emerso che in Italia l’esecuzione di EGD e CLS inappropriati causano l’emissione di oltre 4.000 tonnellate di CO2 all'anno che equivalgono a quasi 1.8 milioni di litri di benzina consumata. Applicando gli stessi dati alla popolazione europea, l’impatto aumenta a oltre 30.800 tonnellate di CO2.
“Stiamo vivendo in un’epoca in cui il tema della sostenibilità è dominante. È diventato fondamentale aprire una nuova strada per la Gastroenterologia Endoscopica, in cui sia sempre più presente la strategia di ‘ridurre, riutilizzare e riciclare’. I dati della nostra ricerca hanno messo in luce come sia notevole l'impatto sull’ambiente delle procedure endoscopiche prescritte in modo non appropriato e di scarso valore clinico, in Italia e in Europa. È necessario sensibilizzare professionisti e pazienti sul fatto che la riduzione di queste pratiche possa essere vantaggiosa sia per la salute delle persone sia per la tutela dell'ambiente” spiega Luca Elli, specialista della nostra Gastroenterologia ed Endoscopia, membro del gruppo di lavoro Green Endoscopy dell’European Society of Gastrointestinal Endoscopy (ESGE) e primo autore della pubblicazione.
The carbon cost of inappropriate endoscopy
Nella foto parte del team di ricercatori del nostro Ospedale e dell’Università degli Studi di Milano