La tecnologia a fluorescenza in chirurgia robotica: al Policlinico i primi interventi al mondo
— di Rosy Matrangolo
Chirurgia robotica: entra in sala operatoria un'innovativa telecamera a fluorescenza, in grado di permettere agli specialisti di vedere “l’invisibile” e nello stesso tempo mantenere la visione del campo operatorio.
Essere i primi: non per distaccarsi dagli altri, ma per portare un’innovazione alla portata di tutti. Nel campo della chirurgia mininvasiva è la tecnologia guidata dalle immagini a fare passi da gigante e, ancora una volta, è proprio al Policlinico di Milano che la sua introduzione in sala operatoria è da primato. Per la prima volta in Italia e come secondo ospedale al mondo, sono stati eseguiti due interventi via chirurgia robotica con strumentazione a fluorescenza che, rispetto alla tecnologia presente sul mercato, permette al chirurgo di mantenere una visione ad alta definizione in 3D tradizionale e, contemporaneamente, avvalersi delle informazioni fornite dalla fluorescenza in corso di interventi di chirurgia generale e toracica. Me parliamo con Luigi Boni, direttore della Chirurgia Generale e Mini-Invasiva al Policlinico di Milano.
“Questa innovazione offre al chirurgo una sorta di visione aumentata che permette al chirurgo di avere maggiore precisione durante l'intervento – spiega il direttore Luigi Boni –. Ciò si traduce in migliori risultati clinici per i pazienti e in un'esperienza ottimizzata in termini di sicurezza ed efficacia per lo specialista. ll robot chirurgico è dotato di una telecamera con una doppia fonte luminosa che il chirurgo può attivare durante l'intervento: questa particolare luce viene assorbita da alcuni agenti fluorescenti iniettati nel corpo del paziente e in questo modo è possibile rendere visibili parti altrimenti invisibili con la strumentazione tradizionale”.
Il chirurgo può oggi operare sfruttando il potenziale della tecnologia a fluorescenza in diversi campi: dall'ambito oncologico all'asportazione in patologie benigne come la colecistite. Nello specifico, i primi due interventi hanno riguardato una colecistectomia e una resezione di pancreas distale a causa di un tumore alla coda del pancreas. "Il robot è impiegato per interventi particolarmente complessi e in alcune categorie di pazienti dove la laparoscopia tradizionale potrebbe essere particolarmente complessa - aggiunge il direttore della Chirurgia Generale e Mini-Invasiva -. Il vantaggio di entrambe le tecniche resta il minor trauma per il paziente. Nel caso specifico della fluorescenza, infatti, abbiamo voluto valutare il nuovo sistema su un intervento più semplice come la colecitectomia dove di norma si predilige la più economica laparoscopia tradizionale, mentre interventi come quelli sul pancreas o le resezione colo-rettali, hanno sicuramente maggiori indicazioni per la chirurgia robotica”.
“Bisogna chiarire che la chirurgia robotica è identica a quella laparoscopica classica", chiarisce il direttore della Chirurgia Generale e Mini-Invasiva del Policlinico di Milano. A differenza della chirurgia tradizionale "a cielo aperto" che prevede tagli più grandi, le incisioni eseguite sia in laparoscopia che nella chirurgia robotica sono molto più piccole, mediamente 1-2 cm. Nella laparoscopia, lo specialista utilizza il laparoscopio, strumento simile a un tubicino dotato di telecamera, che permette al chirurgo di lavorare sul paziente osservando l'interno del corpo tramite immagini proiettate su monitor. Nella chirurgia robotica, invece, lo specialista non agisce più direttamente sulla strumentazione, ma utilizza comandi che a loro volta muovono i bracci robotici durante l'intervento.
Parlare di futuro al presente è dunque possibile. “Possiamo oggi prevedere scenari nuovi in cui questi ausili robotici avranno costi più accessibili e diventeranno l'interfaccia ideale per l'ingresso dell’Intelligenza Artificiale in campo chirurgico – prosegue Luigi Boni –. In questa prospettiva, la formazione del professionista è fondamentale per controllare e sfruttare a vantaggio dei pazienti tutto il potenziale che l’innovazione tecnologica rappresenta. Anche per questo ringrazio tutto il team che lavora in sala operatoria”.
“L’innovazione in ambito sanitario deve avere come scopo principale il miglioramento nell’outcome del paziente - dichiara Matteo Stocco, direttore generale del Policlinico di Milano – e crediamo che adottare, come struttura ospedaliera, le tecnologie più all’avanguardia possa permettere ai nostri specialisti di operare con maggiore efficacia nell’ambito della chirurgia mini-invasiva, per cui siamo un centro di riferimento”.