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09/07 2024
Salute

Ipertrofia prostatica: cos'è, come si previene, come si cura

— di Ilaria Coro, con la consulenza scientifica di Fabrizio Longo

Dopo i 50 anni, capita che molti uomini abbiano difficoltà a fare pipì e a trattenerla, vadano più spesso a urinare e che il getto della pipì diventi più sottile. In Europa ogni anno circa 30 milioni di uomini presentano questi sintomi. Chi ne soffre spesso pensa che siano solo fastidi legati all'età. In realtà questi sintomi potrebbero essere causati da una condizione: l'ipertrofia prostatica benigna (IPB). Per capire meglio cos’è l’IPB ne abbiamo parlato con Fabrizio Longo, urologo del Policlinico di Milano.

Cos’è è quali sono le cause dell’ipertrofia prostatica?

L’IPB è l’aumento di volume della ghiandola prostatica, che si trova sotto la vescica, e al cui interno passa l’uretra (il canale che permette all’urina di uscire). La prostata, trovandosi sotto la vescica, se aumenta di dimensioni potrebbe ostacolare la fuoriuscita della pipì.La causa più comune dell’IPB è l’avanzare dell’età. Tutti i maschi dai 40 anni in poi hanno un aumento di volume della ghiandola prostatica che cresce di anno in anno. Ma non tutti gli uomini mostrano sintomi

Come si può prevenire?

L’IPB non può essere prevenuta: è come avere i capelli grigi o portare gli occhiali.  Fortunatamente può essere trattata.

Come si diagnostica?

Il primo passo quindi è fare una visita urologica in cui il medico raccoglierà tutte le informazioni sullo stato di salute del paziente. Durante la visita verrà fatta anche la palpazione della prostata per via rettale. L’urologo solitamente richiede anche un’ecografia dell’apparato urinario e un altro esame dal nome difficile, uroflussometria con valutazione del residuo post-minzionale, ma molto facile nell’esecuzione: il paziente fa la pipì in un WC collegato ad un apparecchio che misura il getto e la quantità  di urina prodotta e in quanto tempo. Dopo l’esame viene eseguita un’ecografia per vedere quanta urina è rimasta nella vescica dopo aver urinato. 
Inoltre vengono prescritte anche analisi di laboratorio. Le più comuni sono: il dosaggio nel sangue di una molecola prodotta dalla prostata, l’antigene prostatico specifico (PSA) che può variare in caso di patologia prostatica, e della creatinina (per valutare lo stato di salute dei reni), l’esame delle urine e la ricerca dei batteri nella pipì aiutano l’urologo a capire meglio la condizione del paziente.

Quali sono le terapie farmacologiche e gli interventi possibili?

Dal punto di vista farmacologico, si usano comunemente due categorie di farmaci: gli alfa litici e gli inibitori della 5fosfodiesterasi. I primi rilassano la muscolatura del collo della vescica, favorendo l’uscita dell’urina dalla vescica all’uretra. Gli altri invece agiscono direttamente sul volume della prostata riducendo la crescita della ghiandola. Esistono anche dei fitoterapici (farmaci di estrazione naturale) che possono essere utilizzati nelle fasi iniziali della patologia, soprattutto in caso di infiammazione.
Per quanto riguarda gli interventi esistono diverse tecniche che hanno come effetto finale la riduzione della parte centrale della ghiandola prostatica favorendo il transito delle urine. La tecnica più comune è la resezione transuretrale della prostata (Transurethral Resection of the Prostate, TURP).  Si tratta di un’operazione poco invasiva grazie alla quale è possibile intervenire sulla prostata senza effettuare tagli a livello addominale passando attraverso l’uretra. 

Quali tecniche innovative vengono utilizzate per trattare l’ipertrofia prostatica?

Le tecniche più moderne si basano sull’utilizzo dei laser. Esistono tre tipi di laser: laser a Olmio, laser al Tullio e laser verde o GreenLight. Le nuove tecniche permettono di eseguire l’intervento per via transuretrale per tutti i volumi prostatici. Nel nostro centro utilizziamo la tecnica con laser a olmio (HoLEP – Enucleazione prostatica con laser a Olmio). Questa tecnica ha rivoluzionato la chirurgia della prostata annullando quasi totalmente le chirurgie a cielo aperto (taglio addominale) ormai utilizzate solo per le prostate di grande volume. Inoltre, per alcuni pazienti con determinate caratteristiche cliniche, possiamo intervenire con un’altra tecnica innovativa, mini-invasiva, chiamata waterjet aquablation (Aquabeam). Questa è una tecnica robotizzata che permette di trattare l'adenoma prostatico mediante un getto d'acqua ad alta pressione e consente al paziente di aver maggior probabilità di conservare l'eiaculazione dopo l'intervento.

Cosa succede se si trascurano i sintomi e non si cura?

Può capitare che il paziente non riesca più a fare pipì spontaneamente (ritenzione urinaria). In questo caso è necessario inserire un tubucino nella vescica così da permettere all’urina di uscire. Un’altra problematica potrebbe essere la presenza di ristagno di urina all’interno della vescica. Questa condizione rappresenta un terreno fertile per i batteri che iniziano a moltiplicarsi provocando poi delle infezioni che si ripetono. Inoltre quando non si riesce a svuotare interamente la vescica i minerali nelle urine concentrate si cristallizzano formando dei sassolini di diverse dimensioni. Un’altra condizione potrebbe essere la formazione di diverticoli vescicali, cioè è una sorta di “sacchetto” nella parete della vescica, dovuti allo sfiancamento della parete vescicale. Tale condizione nel tempo può anche causare un danno renale molto grave