Trapianto di polmone in Policlinico di Milano: una storia lunga 400 interventi
— Rosy Matrangolo
Un numero di interventi chirurgici da primato si traduce per altrettante persone in un inno di fiducia alla vita. Abbiamo ripercorso alcune tappe fondamentali che fanno di questo importante risultato “solo” il capitolo più recente di una lunga e avvincente storia di tentativi e successi. Di ricerca e di cura.
In Policlinico di Milano è stato raggiunto in questi giorni un traguardo davvero significativo: sono stati eseguiti 400 trapianti di polmone*. La cifra tonda è incoraggiante, ci trasmette un’idea di compiutezza, ci suggerisce che proprio oggi siamo di fronte a un’équipe la cui expertise permette di ottenere grandi risultati. E sicuramente è così. Ma Mario Nosotti, direttore dal 2018 della Chirurgia Toracica e Trapianto di Polmone dell’Ospedale e professore ordinario di Chirurgia Toracica all'Università degli Studi di Milano, sa che c’è un merito e un lavoro che si sostengono su una lunga sequenza di storie straordinarie, di interventi talvolta pionieristici e di conquiste che hanno reso possibile a ogni singolo paziente di ricevere quella seconda opportunità di vita impensabile altrimenti. È con lui che ripercorriamo insieme alcune delle tappe più rilevanti di questo percorso.
Torniamo alle origini. In Italia, in Policlinico di Milano, viene eseguito per la prima volta il trapianto di cuore e polmone: è il 1983, per mano di Vittorio Staudacher, studioso cui è riconosciuto un primato mondiale sul tema. Si tratta di un trapianto in una giovane donna affetta da grave insufficienza respiratoria post partum. Purtroppo questo primo tentativo ha un esito negativo contribuendo ad alimentare nel nostro Paese una certa resistenza da parte degli organismi regolatori verso l’applicazione clinica del trapianto polmonare.
Dopo una deroga del Ministero durata fino al 1990, è con il chirurgo Giuseppe Pezzuoli nel 1991 che l’Ospedale ottiene l'autorizzazione a eseguire il primo trapianto di polmone con lunga sopravvivenza. Una nuova fiorente stagione caratterizza l'attività della seconda metà degli anni Novanta: nel 1997 viene eseguito un importante intervento in un paziente affetto da fibrosi polmonare, avviando così un programma dedicato per questi trapianti e portando a completamento il percorso di monitoraggio e follow-up dei trapiantati.
Voltiamo pagina, entriamo negli anni 2000. Nel 2008 si ricorre alla circolazione extracorporea (ECMO) durante un intervento di trapianto di polmone, una tecnica in uso nella Terapia Intensiva del Policlinico di Milano già dalla fine degli anni ’70, ma applicata con nuovo slancio, tanto che i risultati positivi sono stati pubblicati sulle più importanti riviste mediche, quali JAMA (Journal of the American Medical Association) e Lancet. Il Policlinico di Milano è, quindi, l’ospedale in cui da 50 anni esistono tecnologia e competenza riconosciute e validate dalla comunità scientifica internazionale.
Avviene nel 2011 il primo trapianto il cui polmone è stato sottoposto a ricondizionamento ex-vivo (EVLP): la tecnica prevede che un organo potenzialmente scartabile, venga sottoposto a particolari tecniche di “riparazione” per giungere velocemente a una condizione di buona trapiantabilità.
Nel 2014 in Policlinico di Milano viene eseguito il primo trapianto di polmone da donatore a cuore fermo in Italia. Perché si dice “a cuore fermo”? L’accertamento di morte secondo i “criteri cardiaci” nel nostro Paese avviene solo dopo che per almeno 20 minuti l’elettrocardiogramma registri l'assenza completa di attività elettrica del cuore. Se non vi è opposizione, la donazione può avvenire in casi di arresto cardiaco improvviso in cui non c’è risposta al trattamento rianimatorio o, come avviene molto più frequentemente, in casi di arresto cardiaco terminale avvenuto nelle terapie intensive. Questi trapianti hanno validi risultati, sovrapponibili a quelli osservati dopo il prelievo di organi a cuore battente in donatori in morte encefalica (avviene dopo sei ore di osservazione da parte della commissione che deve accertare la morte).
La straordinarietà del caso sta nella serrata sequenza organizzativa che ha permesso all’Ospedale di Monza di eseguire l’accertamento di morte con arresto cardiocircolatorio e di garantire che i polmoni del donatore fossero mantenuti ossigenati per 3 ore fino al momento del prelievo e trasporto al Policlinico di Milano, dove l’organo è stato poi sottoposto a trattamento EVLP risultando immediatamente funzionante nel ricevente e suscitando molto clamore nella comunità scientifica internazionale.
Un altro traguardo risale al 2017, quando viene eseguito un trapianto di polmone dopo prelievo combinato da donatore a cuore fermo durante perfusione normotermica addominale. Suona difficile ma, per capirci, si tratta di un trapianto da donatore a cuore fermo dove l’estrazione del polmone è combinata con il prelievo di organi addominali, i cui tempi di “preservazione” possono variare sensibilmente. Il metodo della perfusione regionale consente di valutare la funzionalità degli organi addominali e conservarli in maniera ottimale in attesa delle procedure di prelievo in caso di accertamento di morte cardiaca.
Nel pieno della pandemia in corso, un 18enne ricoverato per insufficienza respiratoria da COVID 19 è letteralmente strappato alla morte grazie a un trapianto di entrambi i polmoni. L'intervento delicatissimo in quanto gli organi del giovane apparivano lignei e in alcune aree del tutto distrutti, si è concluso perfettamente. È il 2020 e fino a quel momento un’operazione simile era stata provata, poco tempo prima, soltanto in Cina.
Ogni storia ha i propri "protagonisti", coloro che salvano ogni situazione ristabilendo la pace o il lieto fine. Non agiscono in solitaria, ma compiono un efficiente e competente lavoro di squadra: non avremmo, infatti, memorie e fatti così belli da raccontare senza il contributo dei tantissimi professionisti chirurghi, degli anestesisti, degli infettivologi, degli pneumologi, dei clinici di tutte le specialità, del personale infermieristico e tecnico, di tutta l'organizzazione del NITp (Il Nord Italia Transplant program) e del Centro Nazionale Trapianti e dei numerosi specialisti delle stutture che sono intervenuti in ogni singolo caso con la propria expertise.
Ci sono tante altre persone là fuori in attesa di un organo e abbiamo tutti il grande desiderio di leggere nuove pagine in cui sarà sempre più accessibile, efficace e frequente poter accedere al trapianto di polmone in Italia. Nel cinquantesimo anno dal primo riconoscimento ufficiale dell’Ospedale come Centro di Riferimento Regionale per il trapianto di organi e tessuti della Regione Lombardia, la storia non può dunque dirsi conclusa.
*Il numero di trapianti in Policlinico di Milano è aggiornato alla data di lavorazione dell'articolo, dato in evoluzione.