notizia
27/09 2024
Salute

Tumore alla prostata: diagnosi precise con la biopsia per fusione

— Valentina Meschia, con la consulenza scientifica di Fabrizio Longo, urologo

Il carcinoma alla prostata è il tumore più diffuso negli uomini e secondo i dati più recenti, in Italia, colpisce 1 uomo su 8. Uno dei principali fattori di rischio è l’età: dopo i 50 anni, ogni uomo dovrebbe iniziare a rivolgersi allo specialista per tenersi sotto controllo. Altri fattori predisponenti sono la familiarità, alti livelli di testosterone, l’obesità e la sedentarietà.

Poter diagnosticare precocemente la presenza di cellule tumorali, anche quando non si ha un massa bene evidente è fondamentale per poter intervenire tempestivamente. E la tecnologia viene in aiuto dei professionisti: grazie a un software sofisticato al Policlinico di Milano il team della urologia, diretta da Emanuele Montanari, effettua diagnosi mirate utilizzando la biopsia per fusione.

Ma in cosa consiste questa tecnica? Quando viene utilizzata?

Ne abbiamo parlato con Fabrizio Longo, urologo-andrologo esperto nell’utilizzo clinico di nuove tecnologie come il Robot Da Vinci*, applicate alla diagnosi e alla chirurgia oncologica dell’apparato urinario (tumore prostata, reni e ureteri).

 

Che cos’è la biopsia per fusione?

La biopsia prostatica fusion è una metodica clinica innovativa che permette di eseguire prelievi bioptici a carico della prostata seguendo le indicazioni fornite dalla Risonanza Magnetica multiparametrica (RM mp) precedentemente eseguita e l’ecografia. Un software all’avanguardia elabora i dati ottenuti dalla fusione di queste immagini diagnostiche e restituisce una mappa 3D che guida alla biopsia, consentendo di vedere nel dettaglio il volume e la sede del tumore.

Quali sono i vantaggi rispetto alla biopsia tradizionale?

La biopsia per fusione consente di essere, per così dire, più raffinati nella diagnosi, portando a prelievi più mirati e precisi. L’accoppiamento delle immagini, infatti, da una parte aumenta la possibilità di individuare i tumori più piccoli e meno evidenti, e dall’altra di ridurre il numero di prelievi bioptici.

Ma viene utilizzata in tutti i casi di tumore prostatico?

Si ricorre a questa biopsia guidata in casi particolari, ad esempio quando sono presenti livelli di testosterone medio-alti (borderline), precedenti biopsie negative, una familiarità, sintomi riconducibili al tumore prostatico come problemi ad urinare, associati a una non chiara evidenza diagnostica. Questa tecnica, consentendo di effettuare un campionamento mirato nel punto esatto in cui si osserva la presenza di una macchia sospetta, conferma la presenza o meno delle cellule cancerogene in quei casi in cui si è in dubbio.

 

Il Robot Da Vinci

Si tratta del più evoluto sistema robotico per la chirurgia mininvasiva. Il chirurgo, da dietro a una postazione dotata di monitor e comandi, muove i bracci del robot collegati agli strumenti endoscopici che vengono introdotti nel paziente attraverso piccole incisioni. L’intervento viene eseguito osservando le immagini 3D ad altissima risoluzione.

Le sue caratteristiche permettono applicazioni trasversali e al Policlinico di Milano è utilizzato da tutti i team della chirurgie, da quella generale alla toracica, dall’urologica alle ginecologica.