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19/12 2024
Attualità

Passione e coraggio: medico del Policlinico di Milano per primo a raggiungere la speleologa intrappolata nella grotta Abisso Bueno Fonteno

— di Ilaria Coro

Solo chi condivide una grande passione è disposto a rischiare la propria vita per salvare chi, appena può, si immerge in un mondo nascosto tra grotte e anfratti per restituire preziosi dati, essenziali per comprendere meglio un ambiente spesso poco considerato ma fondamentale, da cui proviene ad esempio gran parte dell'acqua che tutti noi beviamo. Come nel caso di Enrico Rino Bregani, medico del Policlinico di Milano ma anche alpinista-speleologo del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), che è stato il primo a raggiungere e mettere in salvo un'esploratrice bloccata a oltre mezzo chilometro di profondità dopo una caduta di circa 6 metri. 
Già nel 2023 Bregani era tra i soccorritori che avevano salvato un esploratore americano bloccato per dieci giorni a oltre 1.000 metri di profondità nella Grotta Morca in Turchia.

Ottavia Piana, esperta speleologa di 32 anni, è rimasta vittima di un grave infortunio che le ha causato multiple fratture nella notte di sabato 14 dicembre, durante una spedizione del Progetto Sebino: un’iniziativa dedicata allo studio dei processi idrologici e morfologici che si sviluppano nelle profondità della zona di Fonteno, vicino alla sponda bergamasca del Lago d'Iseo - noto anche come Sebino. Un’attività, svolta in modo volontario e con mezzi propri, cruciale per ottenere informazioni utili anche per il monitoraggio dell’inquinamento da parte di enti di ricerca e di autorità per la protezione ambientale.
L’esploratrice, che già a luglio dello scorso anno è rimasta coinvolta in un altro incidente nella stessa zona e portata in sicurezza al termine di un'operazione durata più di due giorni, è stata salvata grazie all’intervento di 159 soccorritori del CNSAS dopo aver trascorso oltre 75 ore imprigionata nella grotta Abisso Bueno Fonteno. Il primo a raggiungere la speleologa è stato Rino Bregani, specialista della Medicina - Emostasi e Trombosi del Policlinico di Milano, con la passione - oltre che per la medicina - anche per la montagna e le grotte. 

 

Dottor Bregani, cos’ha provato quando ha finalmente visto Ottavia Piano dopo circa 8 ore dall’inizio della discesa nella grotta?

Beh è stata un’emozione fortissima, una grande gioia. A essere sinceri, la preoccupazione di trovarla in condizioni gravissime, o che avesse persino perso la vita, è stata forte. Fino all’ultimo abbiamo temuto il peggio e, per tutto il tragitto, siamo rimasti tutti con il fiato sospeso e il cuore in gola. Diciamo che è stata una vera e propria immersione in un “abisso” che sembrava non avesse fine. Parlo al plurale perché con me sono intervenute anche Silvia Ramondo, medico, ed Elena Landoni, infermiera. Quando abbiamo trovato Ottavia, ci siamo rincuorati e abbiamo iniziato a valutare i parametri vitali e le lesioni presenti con i pochi mezzi a disposizione. Vista la situazione, abbiamo somministrato subito i trattamenti reidratanti e antidolorifici

 

Cosa significa operare in ambienti così difficili? 

È una condizione di estrema drammaticità, in cui è necessario fare molta attenzione anche a sé stessi oltre che al ferito: l’incidente agli stessi soccorritori è infatti sempre in aguato soprattutto quando la concentrazione è tutta su chi si sta aiutando. Ventiquattro ore in grotta, di cui otto ore impegnati a stabilizzare una persona ferita in modo molto grave - che avrebbe potuto peggiorare da un momento all’altro - è stata una situazione faticosissima sia fisicamente che a livello emotivo e psicologico, in cui hanno inciso la mancanza di sonno, di alimentazione e l’impegno fisico per raggiungere Ottavia. Si esce stanchissimi, con la nausea e i crampi, si fatica a dormire, a bere e mangiare ma, alla fine, sapendo di avere dato il massimo per salvare una vita. Chi fa il medico, o l’infermiere, si dona al soccorso in modo quasi spontaneo, consapevole di quanto sia raro e difficile il suo ruolo in questi contesti.

L'intervento nell'Abisso Bueno Fonteno rappresenta un esempio del profondo legame tra scienza, dedizione e spirito di sacrificio che anima chi è profondamente innamorato di discipline come l'alpinismo e la speleologiagrandi passioni del nostro medico Ematologo.

Enrico Rino Bregani, inoltre, è un medico allenato alle grandi sfide: ha vissuto cinque anni in Africa, in diversi periodi della sua vita. Una sfida che gli ha permesso di scoprire la forza dell’empatia e dell’approccio umano quando mancano i mezzi sanitari. Svolgere la propria attività in ospedali che si trovano in zone estremamente povere dell’Africa, è stata un’importante lezione sull'arte di sapersi arrangiare e su quanto si possa ricevere aiutando chi soffre.

Nella foto, un frame dell’intervista rilasciata da Rino Bregani a Corriere TV - Corriere della Sera