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17/01 2025
Salute Ricerca

Lichen scleroso vulvare: un valido supporto dal Plasma Ricco di Piastrine (PRP) ottenuto da sangue cordonale

— Rosy Matrangolo con la consulenza scientifica della ginecologa Veronica Boero, del direttore della Medicina Trasfusionale Daniele Prati e di Stefania Villa, biologa responsabile del Centro di lavorazione emocomponenti

I farmaci cortisonici a uso locale rappresentano la terapia di prima scelta per le pazienti affette da lichen scleroso genitale. Tuttavia, i risultati degli ultimi studi condotti dagli specialisti del Policlinico di Milano sono molto incoraggianti e mirano a individuare strategie innovative per migliorare la qualità di vita di chi soffre di questa subdola malattia infiammatoria cronica.

La medicina rigenerativa può essere definita come una nuova branca che si propone di rigenerare i tessuti danneggiati e il Plasma Ricco di Piastrine (PRP), grazie alla sua capacità di stimolare la riparazione cellulare, potrebbe rappresentare un nuovo strumento nel percorso terapeutico del lichen scleroso vulvare.

Ci stanno lavorando i ricercatori del Policlinico di Milano con uno studio volto a valutare gli effetti positivi dell’utilizzo del PRP ottenuto dal sangue del cordone ombelicale. Questo trattamento mira a promuovere la rigenerazione della cute e delle mucose danneggiate dalla patologia, migliorando l’elasticità, la qualità dei tessuti, e di conseguenza la sintomatologia e la qualità di vita delle pazienti.

Un primo studio pubblicato nel 2023 dagli specialisti del Policlinico di Milano si è concentrato sull’iniezione vulvare di PRP autologo ossia proveniente dal paziente stesso, come trattamento aggiuntivo alle terapie cortisoniche nella cura del lichen scleroso vulvare.

Ma cos’è, innanzitutto, il lichen scleroso vulvare?

Non se ne sente parlare frequentemente, eppure si tratta di una malattia infiammatoria cronica benigna, probabilmente di origine autoimmune, le cui conseguenze possono essere molto significative. I sintomi sono spesso invalidanti e includono prurito persistente, bruciore, dispareunia (dolore durante i rapporti), secchezza vaginale e talvolta la comparsa di escoriazioni simili a piccoli tagli sulla pelle nella zona vulvare e perianale.

Questa dermatosi è inoltre caratterizzata da modificazioni croniche del trofismo (ossia il livello di nutrizione) dei tessuti che, se non vengono adeguatamente curate, possono in alcune pazienti portare nel tempo a un rischio aumentato di tumore maligno della vulva.

Il lichen scleroso vulvare è spesso difficile da riconoscere poiché i sintomi più evidenti tendono a manifestarsi dopo anni dall’esordio della malattia. Per questo motivo, la diagnosi viene spesso effettuata in una fase già avanzata. Piccole e grandi labbra, zona peri-clitoridea, fossetta navicolare e zona perianale: nel sesso femminile, le regioni vulvare e perianale sono spesso le uniche aree colpite dalla malattia (nel 90% dei casi rappresentano l’unica sede coinvolta). Il lichen scleroso vulvare può comparire a qualsiasi età, con un picco di incidenza in età pediatrica e un altro in età adulta.

Se questa infiammazione cronica non viene prontamente diagnosticata e trattata, può causare modificazioni del trofismo della cute e delle mucose e, in alcune pazienti, alterazioni anatomiche come l’incappucciamento del clitoride, il riassorbimento delle piccole labbra e, nei casi più gravi, la riduzione progressiva dell’introito vulvo-vaginale – spiega Veronica Boero, prima autrice degli studi sul trattamento del lichen scleroso vulvare con PRP e ginecologa della Ginecologia del Policlinico di Milano diretta dal prof Paolo Vercellini -. La terapia a base di cortisone, combinata con l’utilizzo di specifiche creme emollienti, è molto efficace nel ridurre l’infiammazione, alleviare i sintomi e, di conseguenza, prevenire le modificazioni anatomiche. Tuttavia, la scarsa elasticità della pelle e la secchezza, che spesso causano dolore durante i rapporti, sono difficilmente risolvibili con le sole terapie attuali. È in questa fase che le iniezioni di PRP possono offrire un valido supporto, contribuendo a ridurre ulteriormente l’infiammazione locale e ad aumentare l’elasticità dei tessuti. In questo modo si ottiene una cura più completa per la paziente”.

PRP e potenziale rigenerativo

Il PRP è definito come un emocomponente e può essere di origine autologa o allogenica - spiega Daniele Prati, direttore della Medicina Trasfusionale del Policlinico di Milano -. È ottenuto attraverso un processo di centrifugazione in due fasi del sangue intero del paziente o del donatore di sangue: ciò consente di concentrare le piastrine in un piccolo volume di plasma. Oltre alle piastrine, il PRP contiene alcuni globuli bianchi, una buona quantità di proteine e diversi fattori di crescita”.

Questo preparato ad alto potenziale rigenerativo si è dimostrato capace di promuovere il reclutamento, la proliferazione delle cellule utili alla rigenerazione e alla guarigione dei tessuti e l’angiogenesi in diversi ambiti” aggiunge la biologa responsabile del Centro di lavorazione emocomponenti del Policlinico di Milano Stefania Villa.

I risultati dello studio condotto con PRP autologo su pazienti che avevano già seguito la terapia cortisonica hanno evidenziato un ulteriore miglioramento dei sintomi di prurito e bruciore, un significativo miglioramento della funzione sessuale e del benessere psicologico, con un conseguente impatto positivo sulla qualità della vita.

Nuove frontiere: il PRP da sangue cordonale

I risultati promettenti dello studio pilota hanno portato i ricercatori del Centro di riferimento per la diagnosi e la cura del lichen scleroso del Policlinico di Milano ad avviare il primo studio randomizzato in doppio cieco versus placebo sugli effetti dell’iniezione di PRP ottenuto da sangue cordonale in pazienti con lichen scleroso vulvare già sottoposte a cure con farmaci cortisonici. Un’opportunità resa possibile dalla presenza in Ospedale della Banca Regionale del sangue da cordone ombelicale. Quella del Policlinico è la prima banca del sangue cordonale in Italia. Fondata nel 1993, i suoi esperti lavorano nel Centro Trasfusionale e si occupano di conservare, caratterizzare e congelare a-196°C le cellule donate al momento della nascita di un bambino su decisione dei genitori. Il sangue cordonale, infatti, è ricco di progenitori emopoietici che permettono il trapianto di cellule staminali in pazienti con malattie del sangue. Le unità più piccole, non utilizzabili per trapianto, possono essere destinate a usi alternativi, tra cui la preparazione di PRP. La donazione del cordone ombelicale è gesto di altruismo che non costa nulla e che può, come in questo caso, sostenere la ricerca.

Nella foto in apertura, da sinistra: Eugenia Di Loreto, Tiziana Montemurro, Larysa Mykhailova, Dhouha Dridi, Veronica Boero, Daniele Prati, Ermelinda Monti, Giada Libutti, Stefania Villa, Chiara Pillinini e Beatrice De Luca.

Hanno dato un importante contributo anche Daniela Alberico, Carlotta Caia, Giulia Emily Cetera, Maria Pasquali Coluzzi, Camilla Merli, Elisa Pesce, Marta Salmaso e Serena Uccello.

Gli articoli scientifici di riferimento

  1. Boero V, Cetera GE, Caia C, Villa S, Montemurro T, Brambilla M, Monti E, Iorio M, Somigliana E, Vercellini P, Prati D. Is there a role for platelet rich plasma injection in vulvar lichen sclerosus? A self-controlled pilot study. Arch Gynecol Obstet. 2024 Jun;309(6):2719-2726. doi: 10.1007/s00404-024-07424-2. Epub 2024 Mar 24. PMID: 38523203.
  2. Boero V, Caia C, Cetera GE, Pesce E, Uccello S, Villa S, Montemurro T, Mykhailova L, Merli CEM, Monti E, Filippi F, Vercellini P, Prati D. First use of cord blood platelet-rich plasma in the treatment of vulvar lichen sclerosus: a preliminary study towards a randomized controlled trial. Blood Transfus. 2024 Dec 17. doi: 10.2450/BloodTransfus.875. Epub ahead of print. PMID: 39804749.

17 gennaio: Giornata Mondiale Lichen Scleroso