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27/01 2025
Cultura

#SCATTIDIUNTEMPO. Giornata della Memoria: la Seconda Guerra Mondiale, un quadro iconico e la forza della sopravvivenza al Policlinico di Milano

— di Valentina Castellano Chiodo

Le immagini della guerra che distrugge, la voglia di sopravvivere e un quadro come monito per non dimenticare.

Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria e ritornano a colpire con tutta la loro crudezza le immagini della Seconda Guerra Mondiale, gli squarci fra le mura e le corsie, la distruzione e i pezzi di ciò che rimane dopo i bombardamenti. Dentro gli scatti delle foto in bianco e nero un altro fondamentale tassello del passato, custodito nella grande Fototeca dell’Archivio Storico del Policlinico di Milano. Un racconto, una pagina da ricordare, da tramandare e condividere con le nuove generazioni perché la violenza delle bombe non si ripeta e non ritorni lo spettro della guerra: in ospedale ogni giorno si rischia tutto per salvare ogni singola vita.

Allarme aereo in ospedaleLa guerra in un’opera d’arte
I pazienti del tempo le definirono “bombe in corsia” e fra le opere conservate nell’Archivio del Policlinico di Milano c’è anche l’eloquente dipinto di Augusto Colombo intitolato Allarme aereo in ospedale, una tela del 1946 che racconta per immagini la paura e l’angoscia di chi, udito l’allarme, corre in cerca di riparo. Il pittore ci mostra tutti i protagonisti del tempo, i piccoli pazienti e i medici in camice bianco, gli infermieri e una suora che conforta e aiuta un paziente e c’è un particolare: inermi, nella disperazione, tutti corrono a piedi nudi, perché non c’è tempo per indossare le scarpe, è una corsa contro il tempo per salvare la vita.

I sommersi e i salvati
Nonostante i bombardamenti che colpirono l’Ospedale Maggiore (oggi denominato Policlinico di Milano) il 13 agosto 1943, l’aver approntato per tempo i rifugi e ricoveri antiaerei fece sì che non si registrarono né morti, né feriti. Gli ordigni e gli spezzoni incendiari però devastarono diversi padiglioni e, parte dell’antico edificio sforzesco che ancora in quella data accoglieva i degenti fra le sue corsie, fu gravemente danneggiato. 

La Resistenza e gli atti di eroismo fra le corsie
Il Policlinico di Milano si rivelò anche un’ancora di salvezza per molti prigionieri, come si leggeva da alcuni documenti del tempo e in articoli più recenti: dall’8 settembre 1943 la città fu oppressa dall’occupazione nazifascista, ma l’ospedale restò un luogo sicuro per ebrei e ricercati, che venivano aiutati a fuggire, con episodi di eroismo del personale. Fondamentale fu il contributo di alcuni infermieri e infermiere, tra cui Antonio Frigerio, responsabile delle attività partigiane al Policlinico di Milano, ma anche la coraggiosa Mimì, come era soprannominata Lelia Minghini, che organizzò dei nascondigli a Niguarda per salvare 40 prigionieri, oppure Maria Peron che, ricercata dai nazifascisti, riuscì a fuggire in Val d’Ossola, dove operò al fianco dei partigiani, collaborando persino come chirurgo.
Infine durante i giorni della Liberazione, nella primavera del 1945, al Padiglione Beretta est venne allestita una camera operatoria dedicata, dove i partigiani, sfiniti e finalmente al sicuro, furono curati in una Milano che tornava a gioire, pensando finalmente alla ricostruzione e al ritorno alla normalità.

Il Giorno della Memoria, istituito con la legge 20 luglio 2000, n. 211, ha lo scopo di commemorare la persecuzione della comunità ebraica, nonché la deportazione di politici e dissidenti italiani nei campi nazisti. La data scelta per la ricorrenza è il 27 gennaio di ogni anno, giorno dell’apertura dei cancelli di Auschwitz nel 1945.
Al Policlinico di Milano tra coloro che pagarono direttamente con la vita c’è l'infermiere Antonio Pasetti, deportato a Mauthausen e là morto il 5 aprile 1945 o ancora si ricordano il dottor Carlo Lorenzo Cazzullo, costretto alla fuga o la dottoressa Ada Buffulini, deportata a Gries, ma fortunosamente scampata.
Vi furono poi alcuni medici sollevati dall’incarico per le leggi razziali: tra questi il professor Mario Donati e Aldo Fiorentini, poi Rodolfo Pugliese, Enrico Segre e Rosario Scopellitti (poi anche partigiano).


La fototeca del Policlinico di Milano fu costituita a partire dal 1910 e raccoglie stampe, lastre fotografiche, negativi e positivi per un totale di circa 29.000 immagini dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi.

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