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28/01 2025
Salute

#MalattieRare. Amiloidosi: dalla diagnosi alle nuove frontiere terapeutiche

— di Ilaria Coro, con la consulenza scientifica dell'ematologa Loredana Pettine e della cardiologa Gloria Santangelo

Ci sono malattie poco note, ma con una storia unica e curiosa, che diventano conosciute tramite fatti di cronaca. Come nel caso dell’amiloidosi, di cui soffriva il celebre fotografo Olivero Toscani. Si tratta di una malattia rara, che deriva dal termine latino amiloideus, usato per la prima volta a fine Ottocento per descrivere una particolare sostanza - simile all’amido -, in grado di accumularsi in diversi organi, tra cui il cuore, causando una varietà di sintomi. Questa condizione diagnosticata per decenni con l’uso di un semplice colorante nato per tingere i tessuti: il rosso Congo, che svela i depositi evidenziandoli con una particolare "luce verde mela".

Per saperne di più su questa particolare malattia e sulle sue diverse forme, ne abbiamo parlato con il team multidisciplinare - composto da cardiologi, ematologi, medici nucleari, neurologi, nefrologi e genetisti - del Policlinico di Milano dedicato alla diagnosi e al trattamento dell’amiloidosi.

 

Che cos’è l’amiloidosi?

È più corretto parlare al plurale di amiloidosi: un gruppo di malattie rare che colpiscono 12-15 persone per milione ogni anno ma il numero di casi potrebbe essere sottostimato.
Esistono più di 40 tipi di amiloidosi che possono avere diverse cause. Le amiloidosi più gravi sono quelle sistemiche che possono colpire diversi organi del nostro organismo, e sono ancora più severe quando colpiscono il cuore (amiloidosi cardiaca). Le forme sistemiche sono causate da un accumulo di proteine prodotte dal nostro organismo, che si depositano negli organi vitali sotto forma di piccole fibre e li danneggiano. Le amiloidosi sistemiche più comuni possono essere di vari tipi, tra cui quella “da catene leggere AL” e quella da transtiretina (TTR). 

Nella amiloidosi AL, le fibrille di amiloide sono dovute a porzioni di anticorpi “difettosi” (frammenti di catene leggere di immunoglobuline monoclonali) prodotte da cellule che si trovano nel midollo osseo e che si depositano negli organi e nei tessuti.

Altre forme di amiloidosi sono causata da accumulo di transtiretina (TTR), proteina normalmente prodotta dal fegato, deputata al trasporto di vitamina A (retinolo) e degli ormoni tiroidei nel corpo. In questa forma i depositi possono interessare principalmente il cuore, il sistema nervoso periferico o entrambi i distretti. Questo tipo comprende sia la forma ereditaria (ATTRv) che acquisita (ATTRw).
Inoltre, esistono forme rare (AApoAI, AApoAII, AApoAIV, Aβ2M, AFib, AGel) e altre poco frequenti come l'amiloidosi cardiaca secondaria a malattie infiammatorie e infettive croniche (AA).

 

Quali sono i campanelli di allarme che fanno sospettare un’amiloidosi, soprattutto quando colpisce a livello cardiaco?

Spesso i sintomi vanno da manifestazioni aspecifiche - come fiato corto, debolezza, affaticamento, edemi, pressione bassa, palpitazioni, battito cardiaco accelerato o irregolare, dolore toracico - allo scompenso cardiaco grave nelle fasi più avanzate, sindrome del tunnel carpale bilaterale e stenosi del canale lombare*. Quando si presentano questi sintomi il primo passo è sempre parlarne con il proprio curante che valuterà come procedere, eventualmente con esami di approfondimento o visite specialistiche.
In generale, per un miglior esito del trattamento, è sempre fondamentale la precisione e la rapidità nella diagnosi.

* restringimento del canale all’interno della colonna vertebrale nella parte bassa della schiena a livello lombare.

 

Come si diagnostica l’amiloidosi?

È possibile individuare la presenza delle “catene leggere” con un prelievo del sangue e delle urine, mentre per verificare la presenza di depositi fibrillari viene aspirato il grasso intorno all’ombelico e analizzato con procedure specifiche come il rosso Congo e la spettrometria di massa per identificare con precisione la proteina responsabile. Questo è essenziale per distinguere l'amiloidosi sistemica - detta amiloidosi AL - da altre forme come quella forma ereditaria. Ogni che richiedono terapie diverse, evitando così errori diagnostici e terapeutici.

Mentre per la forma AL la biopsia è sempre necessaria, non lo è altrettanto per la forma con depositi di transtiretina. In questo caso, il dosaggio delle catene leggere nel sangue e nelle urine risulta negativo, e la diagnosi viene effettuata attraverso la scintigrafia ossea, senza necessità di biopsia. L'iter diagnostico si conclude con il test genetico, indispensabile per confermare o escludere la forma ereditaria.

 

Quali sono le attuali terapie disponibili?

Per quanto riguarda l’amiloidosi sistemica AL il trattamento si basa su chemioterapici associati ad un anticorpo monoclonale – chiamato daratumumab - che operano in sinergia riducendo la concentrazione delle catene libere prodotte e, di conseguenza, il danno a livello degli organi e dei tessuti.
Per l’amiloidosi da transtiretina, sia ereditaria che acquisita, sono a disposizione dei farmaci in grado di migliorare i sintomi dei pazienti.

Esistono altri trattamenti, che però sono ancora in fase di studio, sviluppati per promuovere la rimozione dei depositi della proteina.

 

Nella Cardiologia del Policlinico di Milano, diretta da Stefano Carugo, è attivo un percorso multidisciplinare dedicato all’amiloidosi cardiaca che coinvolge cardiologi, ematologi, radiologi, medici nucleari, neurologi e genetisti, che consente di diagnosticare la malattia in tempi rapidi e in grado di garantire percorsi di cura efficaci e veloci.

 

 

 

 

 

 

 

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