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04/02 2025
Salute

Capezzoli in gravidanza: come curarli? I consigli dell'ostetrica sulle prime poppate

— Valentina Castellano Chiodo, con la consulenza scientifica di Elena Rossi, ostetrica

Ecco tutto quello che serve sapere per allattare correttamente il neonato, prepararsi fisicamente senza sorprese e prevenire ricorrenti fastidi o le dolorose ragadi.

Come cambiano i capezzoli in gravidanza? E come è meglio preparare il seno prima dell’arrivo del bambino? Ci sono queste e tante altre domande che assillano le future mamme che intendono allattare. Le risposte e i consigli sulle prime poppate arrivano da Elena Rossi, coordinatrice ostetrica della sala parto del Policlinico di Milano.

- Colore e struttura dei capezzoli

I capezzoli si scuriscono all’inizio della gravidanza e tendono a diventare più turgidi e sporgenti, e sono più evidenti i tubercoli di Montgomery, piccoli rilievi sul disco attorno al capezzolo chiamato areola. Questi cambiamenti avvengono perché aumenta l’afflusso sanguigno verso tutti gli organi per effetto degli ormoni della gravidanza. Il cambio di colore e la dilatazione dell’areola si nota di più nelle donne che hanno una carnagione chiara.

- Comparsa del colostro

Dal quinto o sesto mese di gestazione si possono notare delle perdite di un liquido sieroso: è il colostro prodotto dalle ghiandole mammarie. Ricco di proteine, vitamine, zuccheri e grassi, ma anche di sali minerali e anticorpi viene prodotto fino a due o tre giorni dopo la nascita del bambino, finché con la montata lattea si trasformerà in latte finito. Il colostro agisce come un olio naturale in quanto aiuta a mantenere idratati i capezzoli e a prevenire le ragadi, ovvero i piccoli taglietti che durante l’allattamento possono formarsi e provocare sangue, bruciore e dolore.

- Massaggi ai capezzoli prima della nascita

Le ghiandole di Montgomery forniscono le sostanze grasse che servono a idratare e rendere più elastici i capezzoli, ma se lo si desidera è possibile utilizzare sostanze idratanti, come l’olio alle mandorle dolci. Si consiglia anche di evitare l’uso del sapone, che rischia di seccare la pelle e limita lo sviluppo dei batteri sul capezzolo. Alle donne con capezzoli piatti o introflessi, le ostetriche consigliano la loro stimolazione per facilitarne l’estroflessione.

- Il seno e i capezzoli dopo il parto

Dopo circa 2 o 3 giorni dal parto le mammelle aumentano di volume, sono più turgide e la neomamma potrebbe avvertire tensione e pesantezza soprattutto nella zona sotto ascellare: è la montata lattea, un processo normale e fisiologico che vede una aumentata produzione di latte durante la quale le mammelle potrebbero aumentare anche di due o tre taglie, quindi è consigliabile attendere per l’acquisto di reggiseni per l’allattamento.

- Attacco al capezzolo per l’allattamento

Il primo attacco al seno del bambino avviene in modo spontaneo, istintivo e non forzato dalla mamma o dal personale sanitario.
È fondamentale monitorare che l’attacco sia corretto soprattutto per la prevenzione della formazione delle ragadi: il neonato deve accogliere in bocca gran parte dell’areola inferiore e in modo che il capezzolo si posizioni tra due superfici morbide (il palato molle e la lingua) cioè in fondo alla bocca.
 

La scalata al seno per nutrirsi viene detta Breast Crawl, tradotta dall’inglese come uno “strisciamento verso il seno”: il bimbo si spinge con i piedini finché col nasino raggiunge l’altezza del capezzolo per attaccarsi al seno. Si può spremere qualche goccia di colostro, in modo che possa sentirne l’odore e il sapore e iniziare così le sue prime esperienze gustative.

 

- Attenzione alle ragadi

Se l’attacco al capezzolo non è corretto, potrebbero formarsi le ragadi. Per evitarle è necessario assicurarsi che il bambino non si attacchi agganciando solo la punta del capezzolo, sfregandolo fra la lingua e il palato duro. Durante la poppata, la mamma non deve sentire dolore: il dolore è il campanello di allarme per un attacco non corretto e se si presentasse, è necessario correggere l’attacco staccando il neonato e aiutandolo a correggerlo. 
Potrebbe capitare che la mamma avverta dolore solo nel momento del primo attacco e non più: in questo caso, il neonato corregge l’attacco in autonomia e non è necessario fare altro.
Se le ragadi dovessero comparire è possibile intervenire in diversi modi per lenire la sintomatologia: mantenere il seno nudo, senza asciugare i residui di latte e saliva che agiscono come cicatrizzanti naturali; applicare una pomata a base di vitamina E, che ha proprietà antiossidanti in grado di proteggere le membrane cellulari e ne favorisce il rinnovamento; idratare massaggiando con una crema alla lanolina oppure appoggiare sul capezzolo, dopo la poppata, dei paracapezzoli in argento, metallo che ha proprietà cicatrizzanti.

Anche in presenza di sanguinamento dal capezzolo, la mamma potrà comunque allattare, ma nei casi più gravi sarebbe meglio sospendere l’allattamento al seno per circa 24 ore e ricorrere alla spremitura manuale del seno per garantire i pasti al neonato.

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