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14/02 2025
Salute

Cardiopatie congenite e sport: quando il binomio è da podio

— di Rosy Matrangolo

Giulia Colombi è nata con una malformazione del cuore: grazie al supporto specialistico del Team di cardiologia del Policlinico, ha potuto dedicarsi alla sua passione e prendersi grandi soddisfazioni da atleta.

Il primo tuffo in acqua a un anno, al corso di acquaticità organizzato in una piscina di zona e da lì, una bracciata dopo un’altra fino a diventare una campionessa pluripremiata. Ore di sessione, allenamenti e gare hanno forgiato un’atleta eclettica che, instancabile in vasca, ama anche salire sugli sci come colpire il canestro o fare il muro a rete, riuscendo mostruosamente bene in ogni disciplina.

Giulia ama lo sport in modo viscerale perché prima ancora di donarle grandi soddisfazioni agonistiche, ha permesso a una bambina e poi donna con una cardiopatia congenita di vivere una vita non normale, ma decisamente straordinaria.

Negli anni ’90 non vi erano gli attuali protocolli di screening fetale che oggi permettono già nella vita uterina di rilevare la stragrande maggioranza di malformazioni cardiache. Nel caso di Giulia tutto è avvenuto precipitosamente al momento della nascita: prima la diagnosi di atresia anale con fistola rettovestibolare, una malattia rara che in cui l’ano non è presente nella sua sede naturale ma può essere assente o situato in altra sede come fistola. A cinque giorni dalla nascita Giulia supera il primo intervento ed è lì che viene rilevato un difetto interventricolare con interruzione dell’arco aortico, una cardiopatia complessa e rara: meno di due settimane dopo un secondo intervento è predisposto per chiudere il difetto e ricostruire l'arco aortico.

Negli anni successivi Giulia e la sua famiglia, originari di Rivolta D'Adda (Cremona), seguono la cardiologa pediatrica Anna Maria Colli al Policlinico di Milano ed è sotto il suo monitoraggio e quello di un medico dello sport di Treviglio, Giorgio Maccagni, che invogliano la piccola all’attività sportiva, sempre su supervisione specialistica e seguendo modalità indicate per coloro che soffrono di problemi al cuore.

"L’odierno uso estensivo dell ecocardiografia permette di individuare anomalie anche minute mentre la prassi di ricostruzione chirurgica precoce delle maformazioni anche gravi ripristina una quanto più possibile normalità emodinamica e consegna alla comunità soggetti con situazione cardiologica al meglio “'normalizzata' – premette la cardiologa pediatra -. Se un tempo si preferiva evitare a questi bambini discipline aerobiche e sforzi intensi nel timore che potessero affaticare il cuore, nel tempo è stato dimostrato come, al contrario, un’attività mirata e supervisionata possa non solo prevenire altre forme di cardiopatie acquisite e migliorare le comorbidità correlate alla malattia di partenza, ma anche migliorare la performance in soggetti con chirugia ricostruttiva o anche palliativa”.

Giulia non si è fatta mancare nulla: l’ipertensione a 12 anni, cateterismi e una angioplastica poco più che maggiorenne ma il suo cuore ha sempre “collaborato” e soprattutto, a ogni visita sembrava che proprio l’attività fisica fosse la terapia in grado di migliorare la condizione generale della ragazza, la cui cardiopatia è collegata alla Sindrome DiGeorge, un difetto genetico che influisce anche sull’apprendimento e sul comportamento oltre che sul cuore.

Mamma nuotatrice, papà calciatore, come poteva non accendersi anche in Giulia la scintilla per lo sport? A 4 anni aveva già una sua allenatrice, la bravissima Francesca, e negli anni è stato un susseguirsi di record personali, vittorie e soddisfazioni, anche se nei circuiti tradizionali non sempre a Giulia è stato concesso di gareggiare. Le certificazioni di idoneità all’attività agonistica sono generalmente fornite dal medico sportivo ma nel caso di Giulia queste non potevano essere sufficienti. Per questo, per accedere alle grandi competizioninazionali e mondiali, la famiglia ha trovato un importante movimento in cui inserirsi, gli Special Olympics, un movimento globale che, attraverso lo sport, permette ad atleti con disabilità intellettive di misurarsi e competere senza discriminazioni e in un’ottica di inclusione.

Pallavolo, basket integrato, sci e ciaspole: Giulia Colombi ha vinto a livello internazionale numerose competizioni e sembra non voler più smettere. Anche la Federazione Italiana Nuoto ha coltivato il talento di Giulia portandola a ottenere primati nazionali nella staffetta e nel 2024 il Comitato Sportivo Italiano della Liguria (dove la famiglia ha deciso di andare a vivere per permettere alla ragazza di inseguire i suoi sogni) ha premiato Giulia Colombi come miglior atleta in assoluto.

Giulia è consapevole dei suoi limiti, ma anche del suo valore – commenta Raffaella, mamma di Giulia -. Il suo amore per lo sport è stato un modo per consolidare la sua autostima e questo le ha permesso di non scoraggiarsi anche di fronte alle barriere che una patologia rara come la sua pone. In questo periodo Giulia si sta preparando per i prossimi appuntamenti sportivi e sappiamo che ci metterà tutta se stessa”.

La collaborazione tra specialisti permette a questi giovani di coltivare una passione sportiva cercando di ridurre al minimo i rischi per la salute – sottolinea Anna Maria Colli -. Con Giulia e con gli studi in corso si può dimostrare che, migliorando la funzione muscolo-scheletrica in giovane età, si ottiene anche un miglior equilibrio cardiocircolatorio utile anche in pazienti con malformazioni univentricolari. Nel nostro Ospedale la collaborazione con il centro di Medicina Sportiva del Coni è stata preziosa per molti pazienti anche se va aggiunto che in altri Paesi, atleti come Giulia possono competere sui regolari circuiti, limitati solo dalla propria performance. Possa questo esempio favorire un più ampio accesso a percorsi personalizzati di attività fisica per le persone con cardiopatie congenite".

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