#RICERCA. Andata e ritorno Milano – Yale University per trovare nuovi bersagli contro i tumori del sangue
— di Ilaria Coro
Oltre ai "cervelli in fuga" - scienziati che scappano dall’Italia per trovare maggiori spazi di crescita all’estero - ci sono ricercatori che partono invece soprattutto per arricchire il loro bagaglio di esperienza, senza escludere la possibilità di un ritorno in patria. È il caso di Giulia Biancon, biotecnologa nel campo della ricerca oncoematologica vincitrice dell’Eclipse Award 2024 che dopo il dottorato a Milano è volata alla Yale University School of Medicine - USA, per poi tornare a proseguire la sua ricerca proprio al Policlinico di Milano. Da settembre guida un innovativo progetto che potrebbe aprire nuove prospettive nella cura delle leucemie acute mieloidi e delle sindromi mielodisplastiche.
Giulia, qual è il motivo per cui ha deciso di lasciare Milano?
Ho sempre pensato che le esperienze all’estero siano un importante arricchimento per un ricercatore. Al termine del dottorato in Medicina Sperimentale all’Università degli Studi di Milano ho valutato posizioni aperte in vari istituti di ricerca statunitensi e alla fine ho scelto la Yale University. Il progetto - seppur focalizzato su sindromi mielodisplastiche e leucemie acute mieloidi, due tumori del sangue diversi rispetto a quelli che erano stati oggetto dei miei studi - mi ha affascinato fin da subito. Pensavo che sarei rimasta solo un paio d’anni e sono passati ben 6 anni.
Come mai ha deciso di tornare in Italia e proprio al Policlinico di Milano?
Sono stati anni intensi, che mi hanno permesso di crescere e diventare sempre più indipendente, fino al punto di desiderare di guidare un mio gruppo di ricerca, pur continuando la collaborazione con la mia “mentore”: la professoressa Stephanie Halene dello Yale Cancer Center. Ho ricevuto offerte anche negli Stati Uniti ma il contesto italiano e l’ambiente già molto collaborativo e consolidato del Policlinico di Milano ha fatto la differenza nella scelta. Ho deciso quindi di proseguire il mio progetto proprio qui, con il team del “Laboratorio e Ricerca” guidato dal professor Niccolò Bolli – con cui avevo già collaborato - dell’Ematologia diretta dal professor Francesco Passamonti, entrambi esperti nell’ambito della cura e della ricerca oncoematologica, riconosciuti a livello internazionale.
Qual è il focus della sua ricerca?
Sono i fattori che influenzano, all’interno delle cellule, la generazione di particolari granuli che rendono le cellule tumorali mielodisplastiche e leucemiche in grado di contrastare più facilmente le situazioni di stress all’interno del midollo osseo. Un vantaggio che consente loro di sopravvivere più facilmente anche alle terapie, continuando così ad espandersi. L’obiettivo finale è di identificare specifici componenti di questi granuli che possano essere colpiti con strategie terapeutiche innovative. Queste scoperte potrebbero poi avere anche implicazioni più vaste, per esempio nel campo delle sindromi mieloproliferative.
Quali saranno i prossimi passi?
Grazie al finanziamento di AIRC - Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, ottenuto con la vincita del Grant Start-Up destinato ai ricercatori con riconosciuta potenzialità di leadership che rientrano dall’estero per avviare il proprio gruppo di ricerca in Italia, i prossimi passi sono “arruolare” nuovi talenti ed applicare nuove tecnologie per migliorare la conoscenza e la cura delle patologie mieloidi.
Yale-Milano: dalle parole della dottoressa Biancon, il laboratorio dell’Ematologia del Policlinico sembra proprio il place to be per medici e ricercatori.
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